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lunedì 1 febbraio 2021

COSH BOY

 739_COSH BOY Regno Unito1953. Regia di Lewis Gilbert.

In genere ricordato come il primo film della storia ad essere classificato con il certificato X (una sorta di vietato ai minori di 16 anni, entrato in vigore in Gran Bretagna nel 1951), Cosh Boy ha almeno due motivi molto più interessanti per essere visto. Intanto il regista Lewis Gilbert conosceva già il mestiere e, nel complesso, Cosh boy è un film teso e avvincente, effettivamente un po’ duro ma adeguato al tema trattato. L’argomento è talmente contingente al periodo di uscita del film che si potrebbe anche definire Cosh boy un instant-movie, una di quelle opere che trattano, in simultanea con la realtà, situazioni che sono peculiari di un determinato momento storico. La II Guerra Mondiale aveva lasciato laceranti ferite nella società inglese che, nei primi anni cinquanta, non solo non si erano risolte ma che arrivavano solamente allora a presentare il conto. In una Londra nella quale sono ancora evidenti i segni dei bombardamenti, seguiamo le gesta di un gruppo di giovani, con un occhio particolare per Roy Walshy Walsh (James Kenney), il cosh boy del titolo (letteralmente il ragazzo manganello, per via dello strumento usato per aggredire donne e vecchiette e derubarle) e la sua spalla Alfie (Ian Whittaker). I due ragazzi sono entrambi orfani di padre e si capisce da un dialogo tra la nonna di Roy (Nancy Roberts) e sua nuora (Betty Ann Davies), madre del ragazzo, che di uomini ce n’è rimasti pochi per via della guerra. La mancanza di una figura paterna è tenuta quindi in conto da Gilbert che però è spietato nel tratteggiare la completa assenza di scrupoli del ragazzo protagonista. 

Tanto è spavaldo e arrogante coi coetanei, tanto può fingersi mansueto di fronte al giudice per cercare di ottenere il minimo della pena se non addirittura il perdono. A fare le spese di un simile bullo c’è anche René (Joan Collins, nemmeno ventenne, al suo secondo ruolo di rilievo) una ragazza dapprima riluttante ma poi affascinata dai modi risoluti di Roy. La Collins, nonostante spossa essere acerba come attrice, si rileva subito interprete di rango: le scene in cui tiene in testa al presuntuoso pretendente sono credibili proprio grazie alla personalità della ragazza. E, tornando al discorso iniziale, è proprio lei la seconda ragione per cui vale la pena vedere Cosh boy. La relazione tra il protagonista e la giovanissima introduce un altro tema, sebbene in realtà venga solo sfiorato: René rimane incinta e chiede a Roy di sposarla, per non metterla ulteriormente nei guai. 

La natura vigliacca tipica dei bulli emerge in modo netto nella personalità del ragazzo che si guarda bene dall’assumersi ogni responsabilità, respingendo la povera giovane. René tenta allora il suicidio, con il risultato di perdere il bambino; sua madre (che di cognome si chiama guarda caso Collins) insinua che potrebbe trattarsi di omicidio, visto che il bambino era già stato concepito. Un’osservazione che, se il film fosse uscito qualche tempo dopo, sarebbe stata certamente contestata dalle femministe (e oggi grosso modo da tutti). Tuttavia Roy rischia molto più concretamente di divenire un assassino visto che, durante un tentativo di furto, spara e colpisce un uomo che, per sua fortuna, viene soccorso per tempo. 

La sua colpa è quindi minore, si tratta soltanto di tentato omicidio; da un punto di vista morale in realtà cambia poco. Ma ai poliziotti, che hanno fermato il ragazzo, non interessa l’etica e tanto gli basta per assentarsi una decina di minuti e lasciare Roy solo con Bob (Robert Ayres). L’uomo, divenuto suo nuovo patrigno, visto il fresco matrimonio con sua madre, è odiato dal ragazzo ma è anche ben intenzionato a fargli un corso di educazione correttiva a suon di cinghiate. Se l’uso della violenza per fini educativi può essere discusso, in questo caso si può più che altro obiettare senza tema di smentita che si tratti di uno sforzo prevedibilmente inutile.       








Joan Collins




2 commenti:

  1. in pratica i poliziotti lasciano il ragazzo nelle mani del patrigno ma poi torneranno sempre per arrestarlo, forse è per questo che parli di "sforzo inutile"? non so se ho capito bene...
    naturalmente condanno l'uso della violenza per fini educativi! (e non solo)

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  2. Presumibilmente torneranno, il film finisce con le cinghiate. Lo sforzo è inutile perchè non credo che le cinghiate ad un ragazzotto possano sortire qualche effetto educativo nel senso più nobile. Forse forse solo un po' di galera può renderlo meno esuberante, ma non so fino a che punto. Sono contrario all'uso della violenza anch'io, anche se onestamente non mi tolgo se i violenti si menano tra loro.

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