763_CHE DRITTO... CON 3 DONNE A LETTO (Up in the cellar). Stati Uniti; 1970. Regia di Theodore J. Flicker.
Con il suo titolo italiano davvero brutto e fuorviante, Che dritto… con 3 donne a letto è una commedia che ha giusto qualche spunto che merita di essere ricordato. Nel complesso è difficile salvare il film di Theodore J. Flicker, sul quale gravano troppi elementi poco funzionali; ma, come detto, c’è anche qualche nota lieta. Ad esempio il ritmo narrativo: Che dritto… con 3 donne a letto è un film che si lascia piacevolmente vedere, parlando strettamente dal punto di vista dello snocciolarsi della vicenda. Poi è curiosa anche una certa atmosfera tardo anni sessanta, con le proteste studentesche in contrasto con l’anima bigotta e puritana dell’America (anche se, a vederla oggi e nei termini messi dal film di Flicker, si rivaluta quest’ultima). Parlando degli interpreti, benissimo Larry Hagman nel ruolo del preside dell’università al centro della vicenda e candidato senatore: il suo Maurice Camber è una versione camp del suo più noto personaggio, quel J.R. della serie Dallas dei successivi anni 80. Curiosamente, l’altra più memorabile figura sulla sponda dei cattivi nelle soap degli eighties, ovvero Joan Collins (Alexis Colby in Dinasty), è il solo personaggio che aiuta Hagman a cercare di salvare la baracca nel film di Flicker. Joan è Pat, moglie di Maurice e segretamente appassionata di astrologia: il suo discorso finale sull’orgasmo simultaneo collettivo, del tutto inaspettato in una convention del partito conservatore dedicato a moralità e rettitudine, è uno dei passaggi memorabili dell’opera. Ma, a proposito del cast, cominciano ad arrivare le prime difficoltà del film: male, malissimo Colin, il protagonista, un insulso studente che si diletta nei panni di poeta interpretato in modo maldestro e stucchevole da Wes Stern.
Male anche Catlin Adams che non riesce a rendere interessante Tracy, la figlia di Maurice; meglio fa Judy Pace nel ruolo di Harlene, segretaria e amante del preside. La trama prevede la vendetta di Colin nei confronti di Maurice: il computer della scuola ha tolto la borsa di studio al ragazzo, nonostante questi sia acclamato come promettente poeta. Anche il preside se ne convince ma, allo stesso tempo, non vuole sconfessare l’assoluta attendibilità del suo computer e nega così il suo intervento per salvargli la borsa di studio. Al novello poeta non rimane che suicidarsi buttandosi dalla torre delle telecomunicazioni; tuttavia Maurice non può permettersi uno scandalo nella sua scuola, visto che è candidato senatore, e quindi eroicamente lo salva. Umiliato, Colin non trova di meglio che cercare di rovinare la vita al preside portandosi a letto le sue tre donne (figlia, moglie e amante). A parte che la scarsa avvenenza di Stern rende troppo poco credibile la cosa (anche in una commedia), lascia abbastanza stupiti come il rivoluzionario poeta non esiti a strumentalizzare la storia d’amore che innesca con l’ingenua Tracy, pur di raggiungere il suo scopo. In questo senso, nella scorrettezza intrinseca al pensiero rivoluzionario dei sessantottini, c’è uno dei pochi aspetti interessanti nel film: combatterono sì l’ipocrisia benpensante, ma lo fecero con le stesse armi (ipocritamente camuffate).
Ah, nota a margine: il computer dell’università aveva ragione.
Joan Collins
Judy Pace
Catlin Adams
una volta c'erano i poeti maledetti, poi sono arrivati anche i poeti maldestri :P
RispondiEliminami incuriosisce quel "segretamente appassionata di astrologia" :)
Segretamente perchè il marito, che è il preside aspirante senatore, non potrebbe accettare che la moglie sia una tizia che crede nel potere degli astri. Il suo bacino elettorale sono le bigotte e puritane vecchiette americane che certo non vedrebbero di buon occhio il loro candidato con una moglie mezza strega. :)
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