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domenica 21 febbraio 2021

SUBTERFUGE

759_SUBTERFUGE . Regno Unito1968. Regia di Peter Graham Scott.

Una certa difficoltà di decifrazione dei passaggi della trama è, nei film di spionaggio, spesso ricercata dagli autori per dare fascino misterioso alle loro storie; diventa difficile, a quel punto, capire quanto questo sia voluto e quanto sia dovuto all’incapacità poi di gestire i complessi intrighi in cui si muovono gli agenti segreti. In Subterfuge, film inglese del 1968, soprattutto nella prima parte, il regista Peter Graham Scott rischia infatti di perdere il filo del discorso mentre, quando la matassa si sgarbuglia un po’ e si passa all’azione vera e propria, con un rapimento di un bambino e lo scontro a fuoco finale, le cose vanno meglio. Nel corpo centrale dell’opera ad intervenire in soccorso alla tenuta della storia è la star della pellicola, Joan Collins. Anne, il suo personaggio, è la moglie di una spia inglese, Langley (un marmoreo Tom Adams) con il quale fatica a convivere, visto il lavoro impegnativo del marito. Della situazione approfitta Donovan (Gene Barry, non così più espressivo del rivale), un agente del controspionaggio americano che deve carpire notizie su Langley e decide di farlo frequentandone la moglie. Ovviamente, seppur nel personaggio di Anne l’attrice inglese sembri abbastanza trattenuta, è pur sempre Joan Collins e come tale materiale pericoloso da maneggiare, soprattutto se la trama preveda che la donna sia trascurata dal marito. Il magnetico fascino di Joan riesce prevedibilmente a scalfire anche la dura corazza della spia americana e così si innesca una trama sentimentale tra i due. La cosa non sembra proprio nelle corde di Barry, che si arrangia come può, mentre una Collins non particolarmente coinvolta si dedica a sciorinare un campionario di vestiti e pettinature in puro stile british sixty; anche in modo eccessivo. 

L’attrice è sempre brava e professionale, ad esempio nel mostrarsi contrita o disperata quando le rapiscono il figlio, peccato che nella scena successiva cambi acconciatura e la cosa sembri poco credibile: che, per rilassarsi di essere al centro di un intrigo con il figlioletto rapito, sia andata dal parrucchiere? Sciocchezze, sia chiaro, che poi a Joan si perdona tutto, soprattutto per il modo in cui, dopo aver così ben interpretato l’ideale di bellezza femminile degli anni cinquanta, era altrettanto in grado di incarnare quella dei tardo sessanta. Misteri dello charme di Joan, in questo davvero insuperabile. Che rimane, nel complesso, uno dei punti di forza di Subterfuge e forse l’unico motivo realmente valido per perdere l’ora e mezzo di tempo necessaria alla visione del film.  










Joan Collins






Suzanna Leigh


2 commenti:

  1. davvero di una candida raffinatezza la Joan, in queste immagini :)
    e ho notato anche 2 film di spionaggio di seguito! ;)

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  2. Beh, Agente 4K2 è un poliziesco; il titolo italiano è in effetti un po' ingannevole. ;)

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