131_RIVOLTA AL BLOCCO 11 (Riot in Cell Block 11). Stati Uniti, 1954; Regia di Don Siegel.
Ispirato all’ondata di rivolte che imperversarono nelle
carceri americane dei primi anni ’50, Rivolta
al Blocco 11 di Don Siegel è un film sobrio e asciutto che si apre quasi
come un documentario, ma anche quando la storia raccontata prende corpo, non
molla mai la presa dal nocciolo della questione. La questione in ballo è la condizione
in cui sono tenuti i detenuti, davvero inumana; e questo è già inaccettabile di
suo, ma è soprattutto la prima causa di quei disordini che hanno attraversato
bene o male tutti gli istituti di pena del paese. L’argomento era certamente
scottante e anche contingente, le rivolte scoppiarono nel 1952 e il film di Siegel è di due anni successivo e,
forse anche per questo, il regista nato a Chicago opera questa scelta quasi
documentaristica, per un film che ha il sapore di un atto di denuncia di
stampo giornalistico. Tra i detenuti del famigerato Blocco 11 ce ne sono di tutti tipi, alcuni autentiche carogne (del
resto è un carcere), come ad esempio Carnie (Leo Gordon), ma la sostanza delle
loro richieste rimane legittima e condivisibile. La pensa così anche il
direttore del carcere Reynold (Emile Meyer) che è disponibile a trattare con il
leader della rivolta, Dunn (Neville Brand), un tipo duro ma non del tutto
negativo. Una volta risolta la contesa, pur dopo numerose e prevedibili
vicissitudini, i politicanti sconfesseranno l’accordo, e Dunn, forse colpevole
di una visione troppo sindacalista con la sua battaglia in nome collettivo,
simbolicamente pagherà con l’ergastolo.
Anche questa era, ed è, l’America.
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