129_L'UOMO DI ALCATRAZ (Birdman of Alcatraz). Stati Uniti, 1962; Regia di John Frankenheimer
Il giovane regista John Frankenheimer fonda il suo L’uomo di Alcatraz sulle possenti spalle
di Burt Lancaster, e l’attore non delude
le attese ma sostiene come un vero baluardo il peso di una pellicola nient’affatto
semplice. Nel cast ci sono altri attori di grande personalità come Karl Malden
o Terry Savalas, o anche Thelma Ritter, ma nessuno riesce a scalfire minimamente
il carisma che emana la possente figura morale di Robert Stroud, il personaggio
storicamente esistito, interpretato in modo magistrale dall’attore nato nel
quartiere newyorkese di Harlem. L’uomo di
Alcatraz è infatti un film basato su un romanzo biografico che racconta la
vita di un ergastolano che, condannato al perenne isolamento, si dedicherà
all’allevamento dei canarini, divenendo nel tempo il massimo esperto mondiale
per ciò che concerne le malattie di questi volatili. Il racconto filmico si
snoda lungo una gran parte della vita di Stroud e, nel corso del lungometraggio, possiamo assistere ad una trasformazione lenta ma continua nel carattere del
protagonista, che per altro riesce a rimanere sempre fedele alla propria
indomita dignità. E proprio questo suo non piegare mai il capo gli crea più di
un problema; infatti, se il cattivo carattere col tempo gli si smussa, e l’uomo
impara a riconoscere i propri errori, di contro Stroud non rinuncerà mai ad
essere e a ritenersi un uomo con la propria indipendenza e dignità. Concetti
che, se riferiti ad un pluriomicida condannato all’ergastolo, suonano un po’
difficili da accettare per le autorità del tempo, Harvey Shoemaker
(interpretato in modo impeccabile da Karl Malden) in primis.
Shoemaker è il direttore del penitenziario in cui
viene incarcerato per la prima volta Stroud e con il quale si innescherà
subito un rapporto difficile. Pur se dai toni e dai modi paternalistici, il
direttore è un uomo inflessibile che sogna di redimere a forza ogni detenuto,
piegando ogni istinto e inclinazione ad un modello conformato di recluso:
nessuna possibilità di intesa con Robert birdman
Stroud che, specie nei suoi primi anni di soggiorno forzato, era davvero un
osso duro impossibile da addomesticare. Shoemaker verrà trasferito a
Washington, al dipartimento dei Penitenziari in un primo momento (e troverà il
modo di vendicarsi su Stroud), e ad Alcatraz poi, dove ritroverà lo stesso birdman, stavolta in apparenza più
accomodante. In realtà Stroud sta’ lavorando ad un testo, in questo caso non di
ornitologia ma sulla condizione carceraria, che rinverdirà gli antichi contrasti
tra i due uomini.
Il film, girato con mano solidissima da Frankenheimer e
ripreso in uno splendido bianco e nero, procede con ritmo implacabile, forse un
po’ lento ma senza cedimenti. D’altra parte al centro della scena c’è Burt
Lancaster che non molla mai un millimetro: straordinaria la parabola che
tratteggia, partendo da un personaggio granitico, assolutamente arroccato su
stesso e inattaccabile da qualsivoglia cosa, a uomo sensibile e attento
all’importanza delle più piccole sfumature.
Ma sempre con la stessa incrollabile, individualistica
dignità del tipico eroe del cinema americano.
Già, eroe:
nonostante le condanne per due omicidi. Perché il film di Frankenheimer
dell’eroe (e quindi dell’uomo) celebra la tempra ad una propria etica e morale,
piuttosto che la capacità di essere ligi alla legge e al conformismo.
Nessun commento:
Posta un commento