1661_ADDIO ALLE ARMI (A farewell to arms). Stati Uniti, 1957. Regia di Charles Vidor
Se già la versione del 1932 del libro di Ernst Hemingway Addio alle armi, diretta da Frank
Borzage, non aveva funzionato, quella del 1957 è addirittura peggio. La regia è
opera di Charles Vidor, mentre John Huston lasciò presto le riprese, licenziato
dal produttore David O. Selznick che, probabilmente, è la vera mente dietro
all’intero progetto. Che è un vero disastro. Lo stesso Hemingway ne rimase
fortemente contrariato, e giustamente: il film è davvero brutto. Una sequela di
luoghi comuni, alcuni anche divertenti per la verità, dipinge l’Italia della Grande Guerra come un paese cartolina abitato non da persone
ma da caricature vagamente umanizzate. In questo modo i passaggi tragici, come
quelli successivi a Caporetto, la cocente disfatta italiana, non acquistano
alcuno spessore morale. Certo, la messa in scena tipicamente hollywoodiana ha
una sua efficacia, ma questo non fa che rimarcare il rimpianto; la produzione
alla Via col vento immaginata da
Selznick non se la può giocare in altri modi se non su un piano della
spettacolarizzazione ma, a quel punto, deve avere anche protagonisti
all’altezza. Purtroppo nel film steccano
anche quegli interpreti a cui il copione riserverebbe ruoli dignitosi: Rock
Hudson non è attore in grado di cavarsela in una situazione simile, avendo
bisogno di una regia forte a guidare la sua presenza scenica. Dal punto di
vista interpretativo può facilmente scivolare
via, se non c’è una mano sicura dietro la macchina da presa, in prestazioni
da fotoromanzo e, in Addio alle armi
non fa in effetti molto meglio. Anzi. Peggio di lui la controparte femminile,
assegnata ad un’imbolsita Jennifer Jones, scelta per il ruolo grazie al suo
rapporto privilegiato con Selznick.
Vittorio De Sica, chiamato insieme ad Alberto Sordi a dare un po’ di colore locale al cast, la butta sul teatrale, un registro che conosce bene e spesso ne ha anche eccessivamente contraddistinto le interpretazioni. In questo caso è probabilmente congeniale all’idea di Selzinck dell’italiano aristocratico all’antica: meno peggio di altri ma in ogni caso nemmeno la sua è un’interpretazione memorabile. Sordi sembra più compassato, caso in effetti strano, e limita la sua verve interpretando il tipico cappellano bonario e comprensivo. Insomma, nessuna nota lieta dal cast. Meglio fanno la pellicola in grande formato e la fotografia dai colori caldi e saturi, tipici della Hollywood del tempo, che regalano almeno qualche scorcio affascinante e anche le scene di massa, con le imponenti manovre militari, sono tra i pochi punti a favore del film. Dopo questo avvio disastroso la svolta strappalacrime della seconda parte affossa definitivamente le residue chance dell’opera mentre anche
Nessun commento:
Posta un commento