1666_I MIRACOLI ACCADONO ANCORA? . Italia, 1974. Regia di Giuseppe Maria Scotese
Parlandone con Daniele Aramu nell’intervista pubblicata su Mondorama,
Scotese, descrive I miracoli accadono ancora? come un “film di grande
successo internazionale”. Per la verità I miracoli accadono ancora? è
un’opera semisconosciuta di un autore, purtroppo, già a sua volta poco noto. In
effetti, la Produzione, in parte americana, aveva permesso al regista e alla
troupe di recarsi per tre mesi nella giungla amazzonica, ciononostante, una
certa carenza di mezzi è avvertibile guardando il prodotto finito. I
miracoli accadono ancora? è una sorta di docufiction ante litteram, un
resoconto filmico avventuroso che raccontava la vera storia di una ragazza
sopravvissuta ad un disastro aereo e finita nella foresta amazzonica del Perù.
Certo, il fatto di raccontare fatti realmente accaduti era tipico anche dei
comuni film storici o biografici, ma l’idea di utilizzare alcune delle persone
che storicamente vissero quegli eventi, colloca il lungometraggio un po’ fuori
dai soliti canoni. A vederla oggi, la pellicola sembra quasi un Cannibal movie,
almeno come ambientazione, tuttavia mancano i passaggi più estremi tipici dei
film «antropofagi». La cosa più incredibile –in effetti degna di un Mondo movie
se non fosse storicamente accertata– è che Juliane Koepcke (Susan Penhaligon)
sia sopravvissuta precipitando dall’altezza di 24.000 piedi, oltre 7000 metri[1].
Trattandosi di un passaggio che aveva del clamoroso e non avendo al contempo un
budget adeguato ad una resa scenica che provasse in qualche modo a renderlo
plausibile, Scotese optò per una sorta di «surrealismo povero». Si vede Juliane che, ancora al suo sedile del volo
di linea, precipita, per sparire poi nella chioma degli alberi della foresta:
non un granché, come sequenza, ma neppure pretenziosa. Scampata all’impatto, la
ragazza sopravvisse ulteriormente una decina di giorni in mezzo alla foresta
amazzonica e, in quello che è il corpo centrale del racconto filmico, Scotese
si prende i suoi tempi e riesce a creare la giusta atmosfera, alimentata dalla
musica di Marcello Giombini. Tra gli interpreti «di ruolo», da segnalare Paul
Muller e Graziella Galvani, nei panni dei genitori di Juliane. Per rispondere
alla domanda che è presa come titolo per il film, basti dire che la ragazza
verrà infine tratta in salvo. Che forse era una risposta legata anche
all’intima indole di Scotese, sempre alle prese con temi un po’ scomodi, ma
armato di un ottimismo non certo superficiale.
Galleria
Al fenomeno dei Mondo Movie, Quando la Città Dorme ha dedicato il secondo volume di studi attraverso il cinema: MONDO MOVIE, AUTOPSIA DI UN GENERE, AUTOPSIA DI PAESE
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