1660_SHOCK TROOP (Stoßtrupp 1917). Germania, 1934. Regia di Hans Zöberlein e Ludwig Schmid-Wildy
Un film di genere bellico non dovrebbe essere una semplice sequenza di attacchi, contrattacchi, assalti, bombardamenti subiti e inflitti e via di questo passo guerreggiante. Occorre una storia, dei personaggi, qualcosa per interagire con lo spettatore, insomma. Per quasi un’ora e mezza, invece, Shock Troop, film del 1934 di Hans Zöberlein e Ludwig Schmid-Wildy sembra unicamente una sequela di azioni puramente belliche. Certo, nel film c’è una manciata di personaggi, i soldati tedeschi delle truppe d’assalto, le Stoßtruppen a cui fa sommariamente riferimento il titolo originale. D’altro canto quello di Zöberlein e Schmid-Wildy è un film che celebra la tempra tedesca, messa sotto pressione dalle forze dell’Intesa nel 1917, che non riusciranno però a piegarla, almeno quell’anno. Nel film, ci provano i francesi sul fronte occidentale, e assistiamo alle classiche scene di guerra nel desolato terreno devastato dalle artiglierie. Poi il nostro manipolo viene trasferito nelle Fiandre, per resistere all’attacco britannico, che avanzano con l’ausilio dei carri armati, una novità per l’epoca, nella celebre battaglia di Cambrai, verso la fine dell’anno. Il panorama dell’area belga sul momento riserva qualche sembianza di civiltà, raso presto al suolo dalla violenza degli scontri. Alla fine riconosciamo il classico scenario della Grande Guerra, terra brulla, buche da esplosioni, fango, pozzanghere, filo spinato, vecchie trincee e tutto il resto. Per quanto, da un punto di vista della messa in scena, la coppia di registi tedeschi fa un lavoro egregio, alcune sequenze, come quelle notturne illuminate dai fuochi d’artiglieria con le ombre dei soldati che scattano da una parte all’altra, o altre in panoramica sull’avanzata della truppa tra i riflessi delle pozze d’acqua, sono davvero di grande effetto visivo. Intanto i tedeschi non demordono e si dicono pronti ad affrontare anche gli americani che annunciano il loro arrivo tramite volantinaggio da un aereo, nel vano tentativo di scoraggiare gli irriducibili avversari. Il film arriva verso la fine come l’anno forse più duro dei combattimenti, il 1917: i tedeschi sembrano avere perso l’abbrivio dei tempi migliori ma non lo smalto. Mentre sfilano inquadrati i fanti delle Stoßtruppen intonano un canto nazionalista che proclama come la Germania sia sulla giusta strada a lasciar intendere che la questione bellica è tutt’altro che chiusa.
Insomma, il film è arrivato agli sgoccioli e, se per un momento non si spara più, in compenso si canta facendo la voce grossa. Ma cos’è, un film di propaganda nudo e crudo questo Shock Troop?
Poi, negli ultimissimi minuti, arriva un ribaltamento della situazione davvero insospettabile. E’ Natale e, nella ridotta della trincea, i nostri tirano fuori un alberello, alquanto improvvisato, è ovvio, e intonano Notte Silente. La quiete natalizia è interrotta da un’incursione inglese coi soldati britannici mimetizzati di bianco; l’attacco è presto respinto, i tedeschi son tedeschi anche a Natale, che diamine. Calma, l’annunciato ribaltamento non è ancora arrivato. Perché, mentre si risistemano nel rifugio, gli uomini delle Stoßtruppen odono qualcuno piangere e lamentarsi là fuori, nella terra di nessuno. Partono in missione e recuperano il ferito: è un inglese. Il medico militare interviene solo per dire che non c’è più niente da fare. Il soldato britannico è poco più di un ragazzo e, vedendo l’albero di Natale, sembra avere un lieve moto di sollievo. Accanto a lui un esperto assaltatore tedesco gli solleva il capo, il ragazzo mormora una parola, madre, mentre guarda un’immagine dal sapore tanto domestico, famigliare, con le candeline che fiammeggiano sui rami dell’albero addobbato. Il soldato con la fisarmonica intona di nuovo Notte Silente, un altro si asciuga le lacrime (è possibile?) o, forse, è solo la stanchezza. L’austero pudore del rude assaltatore ci impedisce di approfondire, l’uomo infatti esce a prendere un po’ d’aria nella notte innevata della trincea invernale. L’inglese spira, il soldato lì accanto gli passa una mano sul volto per chiudergli gli occhi. E Shock Troop si ritrova ad essere un capolavoro grazie agli ultimi cinque minuti di pellicola.
Nessun commento:
Posta un commento