1663_THE SEA GHOST aka U-67 . Stati Uniti, 1931. Regia di William Nigh
Il film The Sea Ghost, conosciuto anche con il
titolo U-67, ha uno degli incipit più fulminei della storia del cinema:
in soli quattro minuti scarsi, titoli di testa inclusi, assistiamo a quattro
affondamenti di grandi navi! Siamo nella Prima Guerra Mondiale e
protagonista di questa ecatombe marina è il terribile sommergibile tedesco
U-67, a cui è in effetti dedicato uno dei titoli con cui è conosciuto il film,
sebbene la cosa non sia poi giustificata dal resto dell’opera. Perché il tema
del racconto è più che altro incentrato su qualcosa che era a bordo dell’ultima
nave affondata, l’Alatamia. Le questioni meramente belliche, per quel che
riguarda il film in questione, vengono archiviate col verdetto della Corte
Marziale che giudica colpevole il tenente Greg Winter (Alan Hale), per non aver
insistito nella caccia all’U-Boot con la sua nave da guerra, preferendo dare
soccorso ai naufraghi dell’Alatamia. A guerra finita, Winter viene coinvolto
nel tentativo di recuperare alcuni documenti colati a picco proprio sulla
succitata nave; l’avvocato Sykes (Clarence Wilson) vuole mettere le mani sul
testamento di cui la beneficiaria dovrebbe essere la bella Evelyn (Laura La
Plante). Tra i partecipanti alla poco chiara manovra, ritroviamo il capitano
Ludwig (Peter Erkelenz), che era al comando dell’U-67, oltre al bizzarro Percy
Atwater (Claud Allister), ai quali si aggiungono i ceffi dell’equipaggio di
Winter, pronti a dar manforte a Sykes se adeguatamente foraggiati. La trama non
sembra proprio chiarissima, anche se rivela particolari interessanti come il
fatto che a bordo dell’Alatamia ci fosse la fidanzata del capitano Ludwig che
si era quindi reso responsabile della sua morte. Questo aspetto, da una parte
mette fuori gioco degli interessi economici il tedesco, visto che la sofferenza
patita lo eleva moralmente al di sopra dello squallido teatrino imbastito dal
viscido Sykes. D’altra, ribadisce attraverso il senso di colpa che grava sulla
figura del capitano, l’infamia dell’azione dei famigerati U-boot durante
la guerra. Il che è sicuramente condivisibile, sebbene tale pratica nacque come
sorta di risposta al blocco navale imposto alla Germania che finì per gravare
pesantemente sulla popolazione civile, incolpevole quanto i passeggeri delle
navi affondate dai sommergibili. Non che le ingiustizie si compensino ma è
perlomeno onesto ricordarlo a commento di tutti quei film anglosassoni, inglesi
o americani che siano, che pare se ne siano sempre scordati di farne almeno una
piccola menzione.
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