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sabato 3 maggio 2025

LE TRE SPIE

1662_LE TRE SPIE (Dark Journey). Regno Unito, 1937. Regia di Victor Saville

Dark Journey, il titolo originale di Le tre spie, può essere inteso anche in senso generico e non in senso letterale, anche se poi la mappa con il veliero che fa da sfondo ai titoli di testa sembrerebbe confermare che quello di Victor Saville sia un film sui viaggi marinari. La prima inquadratura è in effetti dedicata ad una distesa d’acqua su cui compare una didascalia che ci informa che siamo nella primavera del 1918. Tempo di guerra, quindi, anzi di Prima Guerra Mondiale, per essere precisi; se non siamo particolarmente pratici del tema, il periscopio che si incomincia ad intravvedere sulla superficie marina può anche sfuggirci. Ma quando il capitano all’interno del sommergibile inquadra la nave passeggeri diventa chiaro per tutti che si è in un classico del cinema della Grande Guerra: la battaglia tra i sommergibili tedeschi e le navi dell’Intesa. La vicenda procede con i marinai tedeschi che, scesi dall’U-Boot, vanno ad ispezionare per bene la nave su cui trovano nientemeno che Vivien Leigh: l’attrice britannica non passa certo inosservata né dentro né tantomeno al di qua dello schermo. La Madeleine da lei impersonata si muove con fare circospetto e, in effetti, a parte l’impiego di facciata di proprietaria di una boutique di lusso in quel di Stoccolma, è una spia che fa il doppio gioco. O forse si dovrebbe dire il triplo: in sostanza, oltre al suo lavoro in borghese, è un agente segreto francese che si spaccia per agente segreto tedesco. Meno male che la Leigh, all’epoca ventiquattrenne, irradia lo schermo con un fascino stordente dandoci la scusa di non raccapezzarci troppo nel poco appassionante gioco di spionaggio che la trama ci propina. A voler essere onesti, a reggere il centro del racconto è la traccia sentimentale tra Madeleine e von Marwitz (Conrad Veidt), una spia tedesca ma, professionalità degli interpreti a parte, anche questo elemento non è che entusiasmi più di tanto. Forse se ne resero conto anche gli autori che, per ridare slancio alla storia fino al gran finale, ripescano il tema della guerra marinaresca. L’U-Boot tedesco torna a minacciare le navi civili, in particolare quella su cui viaggia ancora Madeleine che stavolta viene identificata come spia e caricata sulla scialuppa per essere portata sul sommergibile. In quella sopraggiunge una Q-Ship britannica, una nave esca, che, una volta a tiro, rivela l’armamentario nascosto e ingaggia battaglia con il sommergibile affondandolo e catturando von Marwitz. Madeleine è messa in salvo ma il finale lascia chiaramente intendere che, più che le questioni belliche, la bella giovane sia interessata alla sua storia d’amore con l’agente segreto nemico, a cui promette di aspettarlo. Nel complesso un buon film che mescola un po’ di generi e che, a quel punto, dovrebbe veder prevalere la traccia sentimentale, avendo a disposizione due interpreti del calibro della Leigh e di Veidt. Purtroppo all’appello finale manca, probabilmente, un po’ di manico al regista, il pur professionale Victor Saville, per incendiare la storia e dare un po’ di nerbo al tutto. Come già detto, meno male che c’è Vivien Leigh.   



Vivien Leigh

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