597_IL CASO MATTEI ; Italia, 1972. Regia di Francesco Rosi.
I settanta del
cinema italiano furono anni molto vivaci; tra le correnti che imperversavano
nella penisola, ce n'era una particolarmente interessante, il cinema d'inchiesta. L'Italia, paese dove
l'intrigo e il complotto sono di casa da sempre, forniva una miriade di spunti
e possibilità di approfondimento dalle vicende di cronaca e di politica; il
cinema italiano, dal canto suo, si era ormai fatto le ossa sia come frutto
autoriale che come prodotto di genere. E proprio di quegli anni fu la
contemporanea esplosione del poliziottesco,
ovvero il poliziesco all'italiana, che ambientava le sue storie nella società
quotidiana. C'erano quindi tutti gli ingredienti necessari, dagli scenari
politico/sociali, alle competenze tecnico cinematografiche, per tradurre questo
materiale grezzo in opere di valore artistico oltre che documenti di denuncia.
Perché il cinema d'inchiesta italiano non perderà mai l'ambizione di "fare
politica", attraverso la denuncia dei passaggi corrotti e malati della
storia del paese; e non è questo certamente un limite, anzi. Questa vocazione
politica, che si affiancava a quella artistica, era infatti legata alla
sensibilità dell'autore, tanto che abbiamo registi che si possono dire
specialisti di questa corrente cinematografica. Da Giuseppe Ferrara a Damiano
Damiani, fino a Francesco Rosi, regista de Il
caso Mattei, questi autori furono assidui frequentatori del cinema
d'inchiesta. Il film di Rosi dedicato a Mattei è uno dei più validi esempi del
filone cinematografico in questione. Sorretto da una trama interessante, per
via di elementi di cruciale importanza nella società contemporanea come lo
sfruttamento degli idrocarburi, procede con ritmo serrato fino al tragico
epilogo.
Rosi intreccia mirabilmente la finzione del suo girato con documenti
dell'epoca, interviste, servizi televisivi, e con questo montaggio alternato
tra le diverse fonti, riesce a cadenzare in modo coinvolgente il suo lavoro. Un
vero asso nella manica del film è poi l'interpretazione al solito superlativa
di Gian Maria Volonté; l'attore milanese si supera quando può esibire la sua
mimica sopra le righe e in questo ennesimo caso ci regala un Enrico Mattei
credibilissimo già dai minimi dettagli. Oggi è quasi impossibile farsi un'idea
di quello che successe veramente, in quanto in Italia non si sono fatti troppi
progressi in materia di trasparenza e obiettività di analisi. Però è senz'altro
interessante notare come il cinema del tempo riusciva ad essere politicamente
impegnato ma anche appassionante e, perché no, divertente.
Divertirsi in modo intelligente: gli anni settanta, furono
una stagione, almeno in quel senso, davvero fortunata.
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