607_IL MEDICO DEI PAZZI . Italia 1954. Regia di Mario Mattoli.
Dopo Un turco
napoletano, e Miseria e nobiltà,
Mario Mattoli porta nel cinema di Totò
un’altra opera teatrale di Eduardo Scarpetta, Il medico dei pazzi. Ancora una volta il regista decide di lasciare
perfettamente visibile l’origine teatrale del film, con una cornice introduttiva e conclusiva dove
gli attori, tra cui appunto uno strepitoso Totò, si rivolgono direttamente agli
spettatori, creando un effetto finzione
nella finzione. Come nei precedenti di quella che potremmo definire una
trilogia scarpettiana, anche in
questo lungometraggio l’ambientazione in set chiaramente artificiosi e i tenui colori
pastello delle immagini, rimandano direttamente agli allestimenti di un palco
teatrale; in scena poi ci sono attori in costume, (Otello, il militare),
musicisti e saltimbanchi. E’ curioso che Mattoli in questi tre film con Totò
tratti da Scarpetta abbia sempre omaggiato in modo così evidente il teatro;
probabilmente il regista ritiene l’origine teatrale (delle opere stesse ma
anche del cinema in generale) un connotato di nobiltà per la settima arte. O forse il suo intento è rimarcare
come il cinema sia un mezzo (un media)
popolare, in grado cioè di diffondere la cultura (il teatro) su larga
scala. Sia come sia, anche Il medico dei
pazzi è molto piacevole soprattutto per la cura e la raffinatezza dei
passaggi narrativi, merito sicuramente del soggetto alla base della
trasposizione. Totò (Felice Sciosciammocca) è in ottima forma, gli manca un po’
una spalla adeguata ma se la cava comunque molto bene anche da solo. Nel cast
anche Aldo Giuffrè (Ciccillo, il nipote di Felice) e la scenicamente notevole
Franca Marzi (la signora Cristaldi). Per una volta Totò non è il truffatore ma
il truffato e, tutto sommato, anche per via di questa soluzione narrativa, il
film risulta meglio equilibrato di altri del Pincipe della risata.
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