554_UMILIATI E OFFESI ; Italia 1958. Regia di Vittorio Cottafavi.
Fedele al suo orientamento didattico, la Rai , la televisione italiana
di Stato, nei suoi primi anni di vita si prodigò in un’opera divulgativa di
matrice culturale grazie ad un’oculata programmazione. Fiore all’occhiello dei
palinsesti dell’epoca furono gli
sceneggiati che proponevano in chiave televisiva i capolavori della
letteratura mondiale. Si trattava di riduzioni sul piccolo schermo la cui resa
era, in genere, sorprendentemente fedele, pur con i limiti tecnici del mezzo
televisivo del tempo. Dopo una dozzina di titoli la scelta toccò un’opera di
Fëdor Dostoevskij, Umiliati e offesi,
sebbene ci fosse già stato il pionieristico esperimento con Delitto e castigo in un’unica
lunghissima serata nel 1954. Quattro anni dopo gli stilemi dello sceneggiato si erano però affinati molto
meglio anche se, a dir la verità, osservando Umiliati e offesi si può notare una sorta di aggiustamento, nello
scorrere della visione, avvertibile nelle fasi iniziali. C’è ancora qualche
incertezza, per via delle ricostruzioni eccessivamente posticce delle
scenografie che, probabilmente, saltano maggiormente all’occhio quando la
storia non ha ancora carburato per bene. Il primo episodio fatica, in effetti,
a coinvolgere, l’ordito previsto da Dostoevskij non si è ancora ben delineato e
le vicende sentimentali o gli intrighi d’interesse, sono ancora in quelle che sportivamente
si definiscono fasi di studio. Umiliati e offesi è una versione dostoevskijana del romanzo d’appendice e
non è considerato, abitualmente, tra le opere più importanti dell’autore, ma è
pur sempre un lavoro notevole.
E se gli anni dei melodrammi strappalacrime del
cinema italiano sembravano passati di moda e il romanticismo puro in Umiliati e offesi fa capolino in qualche
frangente, questo è ben bilanciato dalla sublime capacità di tratteggiare le
psicologie dei personaggi tipica di Dostoevskij. L’opera, quindi, riuscì a
interpretare bene il romantico sentimento popolare ancora diffuso, ma lo
sguardo alto dell’autore russo, ben
veicolato dal regista Vittorio Cottafavi, lo rese adeguato al tempo che si
allontanava sempre più dai fiammeggianti anni cinquanta. Cottafavi in sede di
regia è limitato dal mezzo televisivo, che non consentiva troppo spazio di
manovra al montaggio (vera anima del cinema), ma si prende i suoi momenti con
alcuni zoom sui volti dei personaggi, a sottolinearne l’espressività recitativa
o i delicati passaggi della trama.
La capacità di emozionare con
l’interpretazione era indispensabile negli sceneggiati dell’epoca, in quanto la
recitazione doveva supplire, in un certo senso, alle carenze tecniche della
televisione e, per questo, si faceva spesso ricorso ad attori di solida
formazione teatrale. Enrico Maria Salerno (Vanja), Vira Silenti (Natasha), Anna
Maria Guarnieri (Nelly), Warner Bentivegna (Aliosha) e Mario Feliciani (il
principe Piotr) sono solo i principali interpreti del grande affresco imbastito
da Dostoevskij, reso in modo magistrale da un cast che si dimostra
assolutamente all’altezza dell’arduo compito. Si è detto, Umiliati e offesi è una sorta di feuilleton, ma l’arte di Dostoevskij è superba, l’umanità che
trasuda dalle personalità dei suoi personaggi ci tocca nel profondo e quindi,
anche un romanzo d’appendice, se scritto dal formidabile autore russo, diventa
un’esperienza catartica. E la televisione di stato italiana, al tempo, lo
strumento che la rese possibile su larga scala: è davvero il caso di essere nostalgici.
Anna Maria Guarneri
Vira Silenti
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