393_I SOLITI IGNOTI , Italia 1958. Regia di Mario Monicelli.
Un film, ma specialmente una
commedia, se vuole essere di grande livello deve avere una sceneggiatura di
ferro, non si scappa. Poi servono anche regista e attori adeguati, ma prima di
tutto viene la sceneggiatura. E, in I
soliti ignoti, su questo terreno viene fatto un gran lavoro, ineccepibile;
merito dello stesso regista Mario Monicelli, qui anche sceneggiatore,
coadiuvato in sede di scrittura da Suso Cecchi D'amico e Age & Scarpelli.
La storia è ricca di dettagli, piccoli sincronismi apparentemente ininfluenti
ma che poi tornano a combaciare e aiutano a definire il quadro completo: si
pensi agli acquisti dei tre ombrelli o dei tre grembiuli da parte di Mario
(Renato Salvatori), destinati alla madre. In apparenza sembra una stramberia,
tre ombrelli per una donna sola? Ma poi si capisce che Mario è orfano ed è
stato adottato dalle tre donne che
lavorano all’orfanotrofio. Oppure alla scena delle chiavi dell’appartamento,
dove Giuseppe (Vittorio Gassman) non rivela agli altri di essere stato lui ad averle
riportate al custode; la cosa viene fuori, con il disappunto dei compari del
Beppe, per caso, mentre il custode
sta telefonando alla padrona di casa. Apprendere questo particolare, da parte
dello spettatore, fa rivalutare la posizione dell’uomo mentre, rimanendo nella
vicenda, i compagni si scoprono buggerati. Dettagli di questo tipo non sono
cruciali nell’economia di base della storia, che potrebbe avanzare comunque, ma
la rendono oliata e soprattutto strutturata su più livelli; la bravura degli
autori è quella di far avanzare la vicenda in più direzioni e su più piani con
una semplice mossa di sceneggiatura.
Il pregio maggiore della pellicola è che,
pur essendo una commedia leggera e divertente, è una storia morale:
nonostante sia ambientata nel degrado urbano di una Roma completamente allo
sbando, e nonostante si parli di una banda di ladri, il film ha un insegnamento
morale trasversale a quasi tutti i protagonisti. Perlomeno quelli in giovane
età; questi personaggi fanno infatti tutti un percorso positivo, all’interno
della storia raccontata da Monicelli. Giuseppe non tradisce la fiducia di
Nicoletta e riconsegna al custode le chiavi; (oltretutto questa è una scelta
cruciale che contribuisce a mandare all’aria il colpo). E nel finale trova
rocambolescamente un lavoro regolare. Tiberio (Marcello Mastroianni),
ovviamente seppur controvoglia, paga di persona (prendendosi una manica di
botte e finendo con un braccio ingessato) per il furto della cinepresa, che è
costretto a restituire.
Poi, mentre la moglie è in galera, torna a fare il
casalingo, che è pur sempre un lavoro onesto e rispettabile. Mario rinuncia al colpo
e si trova un lavoro nel cinema, come cassiere. Una posizione intermedia ha
Ferribotte: prendendo atto della serietà di Mario, ripone i propositi di
vendetta per l’onore della sorella, facendo così un minimo progresso civile. Ma,
diversamente dai citati, è già un personaggio maturo e, in effetti, il suo è decisamente
un atteggiamento paterno nei confronti di Carmelina (Claudia Cardinale), la
suddetta sorella. E’ forse proprio questo suo essere un personaggio datato che
lo frega; infatti, per i vecchi
il film non è così generoso: Dante (Totò) vivacchia cercando di scansare i
controlli delle forze dell’ordine; Cosimo (Memmo Carotenuto) muore; Pierluigi
(Carlo Pisacane) viene buttato fuori in malo modo dal cantiere che ha accolto
invece Giuseppe.
Personaggi senza quel futuro che, per i giovani, a patto che
si ravvedano, invece c’è. Più sfumata la posizione femminile, con le donne dei
protagonisti che rimangono sempre in secondo piano e sembra abbiano ancora dipendenza
da essi: Carmelina reclusa dal fratello, lega le uniche speranze alla storia
con Mario; la moglie di Tiberio è in carcere, per sua fortuna il marito si prende
scrupolosamente cura del figlio; Nicoletta lascia un lavoro duro visto che
Giuseppe pare avere buone intenzioni; Norma (Rossana Rory) sparisce di scena in
uno dei pochi passaggi deboli della sceneggiatura.
Claudia Cardinale
Carla Gravina
Rossana Rory
Nessun commento:
Posta un commento