390_KATIA, REGINA SENZA CORONA (Katia). Francia, 1959. Regia di Robert Siodmak.
Remake di un omonimo melodramma di Maurice Tourneur, Katia, regina senza corona non riesce a
risollevare il declino della carriera registica di Robert Siodmak. Beninteso,
nel complesso il film è accettabile, una storia romantico sentimentale in cui
veniamo immersi nelle beghe di corte dei Romanov, la dinastia regale russa.
Seconda meta del XIX secolo, è il tempo dello Zar Alessandro II (Curd Jürgens),
un sovrano illuminato che si scontra con le resistenze della nobiltà che
preferirebbe mantenere intatti tutti i propri privilegi. La Zarina Marija Aleksandrovna
(Monique Mélinand) è gravemente malata e il marito finirà per essere
affascinato dalla giovanissima studentessa Katia Dolgurockij (una fiammeggiante
Romy Schneider). Ecco, il vero e unico motivo di interesse, al di là di una
evocativa ed efficace ricostruzione storico/scenografica, è la presenza della
Schneider. Va riconosciuto che non è che l’attrice austriaca compia un
capolavoro di recitazione, sia chiaro. Diciamo che cavalca il successo dei suoi
precedenti film nel ruolo di Sissi,
l’imperatrice austriaca, che le avevano dato notorietà. Considerevole il numero
di pellicole in cui la
Schenider , al tempo, a soli 21 anni, aveva già recitato in
ruoli di giovinette di sangue reale: il ruolo di Katia nel film di Siodmak si
va ad aggiungere a quello di Vittoria in L’amore
di una grande regina (1954), a quello citato di Sissi, nella trilogia dedicata
ad Elisabetta di Baviera (La principessa
Sissi, Sissi-La giovane imperatrice
e Sissi-Il destino di un’imperatrice)
e, volendo, c’è anche Sissi, la favorita
dello Zar, film estraneo alla citata trilogia, nel quale i distributori
italiani cambiarono il nome della protagonista Fanny per sfruttare la notorietà
dell’attrice nel suo ruolo più famoso.
In fondo, quella di Siodmak non è
un’operazione poi dissimile: girato con onesta professionalità, ben ambientato,
ha come unico obiettivo rimettere Romy Schneider in una parte che le permetta
di mostrare la verve e la vitalità che l’attrice austriaca sprizzava da tutti i
pori in modo naturale. Fa un po’ effetto, per la verità, assistere ad una
storia d’amore tra una ragazza tanto giovane e briosa e lo zar interpretato da Jürgens
che, al di là della evidente differenza di età, appare piuttosto imbalsamato
nelle sue uniformi. Insomma, anche per questo, francamente, Romy non riesce ad
essere tanto convincente: più che l’uomo, alla Katia da lei interpretata,
sembra interessare se non proprio la
poltrona, perlomeno il mondo da favola della vita di corte. E le sue idee
illuministe potrebbero anche essere una conferma in tal senso: una sorta di
pegno da pagare per i privilegi a cui ambisce. Guardare Katia, regina senza corona, al di là della bellezza e del fascino
di Romy, può essere invece inteso come tributo alla grandezza passata di Robert
Siodmak. Ma di cui, nel film, rimane solo qualche eco.
Romy Schenider
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