526_LA TERRA DEI SENZA LEGGE (Badman's Territory); Stati Uniti, 1946. Regia di Tim Whelan.
Primo episodio della cosiddetta trilogia western dei Badmen prodotta dalla RKO Pictures, La terra dei senza legge è un film dal ritmo veloce e scorrevole che si lascia guardare con piacere. Al centro della scena Randolph Scott nei panni di Mark Rowley, uno sceriffo che, nei turbolenti anni del wild west, finisce per errore sulla lista dei cattivi e rischia addirittura la forca. In extremis il nostro baldo eroe se la cava, del resto Scott era una garanzia in questo senso, e il lieto fine lo vede convolare a nozze con la bella Henryetta (Ann Richards) una giornalista che nel corso del film gli dà anche del filo da torcere. Ma non è certo nella stucchevole storiella sentimentale che La terra dei senza legge ha i suoi motivi d’interesse. Detto del ritmo narrativo, della storia raccontata in modo brusco e sbrigativo ma che, alla lunga, finisce per funzionare per bene anche per il suo essere essenziale, ci sono aspetti che lasciano incuriositi e altri perfino perplessi. Innanzitutto, in avvio la storia è ambientata per mezzo di una mappa che ci riporta l’anomala situazione politica che si verificò negli Stati Uniti nella seconda metà del 1800. In tempi precedenti, il Texas aveva chiesto l’annessione all’Unione ma, non volendo rinunciare alla schiavitù, ed essendo questa proibita a nord della latitudine 36° 30’ (dal Compromesso del Missouri) preferì cedere la fetta di territorio a settentrione di quel parallelo, che divenne così noto come ‘striscia di terra pubblica’ o anche ‘terra di nessuno’ (No man’s land). Dal 1850 per quarant’anni quest’area fu un pratico rifugio di quei fuorilegge che scorazzavano per il Territorio Indiano, fino al 1890, quando il Panhandle (‘manico di padella’, altro nomignolo della striscia di terra, dovuta alla sua forma allungata) venne annesso all’Oklahoma.
Queste informazioni sembrano marginali, ma vanno considerate perché diversamente il film di Whelan potrebbe essere accusato di eccessiva fantasia, mentre una stramberia come un territorio abitato ma libero da istituzioni nazionali fu un fatto storico negli Stati Uniti che quasi si affacciavano al XX secolo. In questo senso, soprattutto nell’incipit che, cartine alla mano, certifica l’attendibilità dei presupposti del narrato successivo, La terra dei senza legge è un prodotto interessante e che desta una certa curiosità per quella situazione. Più perplessi lasciano invece altri passaggi, come la definizione di ‘incidenti’ per i fatti del Missouri che coinvolsero i fratelli Jesse e Frank James.
In realtà i fratelli James ai tempi del Missouri furono nelle squadre irregolari guidate da Quantrill al fianco dei sudisti durante la Guerra Civile , dove si resero protagonisti di alcune azioni infamanti disconosciute perfino dagli stessi confederati. E’ lodevole l’intenzione della pellicola di rimarcare quanto fosse labile il confine tra stare dalla parte dei buoni o quella dei cattivi, in un territorio come il west, selvaggio e poco disciplinato da norme o codici. Si tratta di un concetto valido in generale, anche senza raggiungere gli eccessi assoluti della No man’s land, che può giusto valere come esempio eclatante. Tutto il paese, soprattutto nei luoghi meno civilizzati, risentì dell’eco dell’odio e della violenza esplosi quasi senza precedenti durante la Guerra Civile e, quindi, situazioni poco lineari erano all’ordine del giorno. Lo sceriffo che viene accusato di essere un bandito ne La terra dei senza legge è perciò un buon esempio di quello che poteva capitare a quei tempi, dove finivi appeso ad un albero senza troppi giri di parole. La frontiera americana dell’epoca è famosa ancor oggi per la sua turbolenza e questi episodi sono facilmente accettabili così come lo è il fatto di utilizzare la fama romantica dei fuorilegge, come i James, i Dalton, o perfino Belle Starr (nel film, una deliziosa Isabell Jewell) ma questo non deve deresponsabilizzarli dai crimini accertati da loro commessi. Perché diversamente si rischia di minare la credibilità del cinema: il cinema è finzione, d’accordo, ma il suo essere dannatamente credibile, se è un innegabile punto di forza, diventa al contempo anche un preciso elemento di responsabilità. La maggior parte degli outlaws del far west erano banali poco di buono, questo è praticamente certo, ma è anche vero che, in genere, le loro gesta non proprio edificanti se raccontare nei film diventano affascinanti. E fin qui nulla da eccepire. Mai lo possono diventare i massacri che storicamente commisero i membri della famigerata banda Quantrill.
Ann Richards
Isabel Jewell
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