521_LAWRENCE D'ARABIA (Lawrence of Arabia); Regno Unito, 1962. Regia di David Lean.
Un kolossal imponente, questo Lawrence d’Arabia del regista David Lean che, dopo l’ottimo Il ponte sul fiume Kwai, si conferma
regista di grandissima capacità narrativa. Le prime due ore del film dedicato
alle avventure arabe di Thomas Edward Lawrence sono strepitose; le immagini
sontuose e magnifiche (girate in uno spettacolare formato a 70 mm con la fotografia a
cura di Freddie Young) mostrano la bellezza maestosa delle terre mediorientali.
Lean compone lo schermo come la tela di un pittore, sempre attento alla
disposizione scenica dei personaggi, degli oggetti e dei paesaggi. Particolare
cura è mostrata nelle scene di massa, con riprese aeree che permettono di
cogliere i movimenti d’insieme e consentono al regista anche l’uso coreografico
dello schermo panoramico. Insomma, per lo spettatore questo Lawrence d’Arabia è una vera manna per
gli occhi. Ma lo è anche per le orecchie, perché l’accompagnamento musicale di
Maurice Jarre è una vera delizia, perfettamente adatto a cogliere ed esaltare
la bellezza del deserto. La scena iniziale, con il sorgere del sole unito
all’incedere del motivo sonoro dominante, è una delle massime espressioni di
bellezza in senso cinematografico. Il sole è protagonista di molte scene, ed è
anche logico essendo uno degli elementi prevalenti nel paesaggio. Sembra quasi
che il suo contraltare umano sia rappresentato dal tenente Lawrence, i cui
capelli biondi richiamano il colore dell’astro, e gli occhi azzurri brillano
come emanassero luce. Il parallelo è azzardato, ma tutto sommato non sarebbe
estraneo alla convinzione britannica di superiorità di cui il regista Lean aveva
già intessuto, fosse anche in modo sarcastico, il precedente Il ponte sul fiume Kwai.
Il film si
apre con le scene di un incidente motociclistico che provoca la morte di
Lawrence, in Inghilterra. Ne segue il funerale, nel quale assistiamo alle
conversazioni sul defunto da parte dei convenuti: in questo momento comincia il
film vero e proprio, la storia ambientata in Arabia. Come dire che, parlando di
una persona morta, è possibile sancirne il processo di mitizzazione e se ne può
narrare la leggenda. L’avventura di Lawrence comincia al Cairo, dove questi è
un banale ufficiale impiegato nell’esercito di sua maestà. Mandato in Arabia
con semplici compiti di ricognizione, prenderà di suo pugno iniziative
clamorose e del tutto imprevedibili, soprattutto alla luce di quella che era
stata fino allora la sua carriera militare.
Diverrà addirittura il condottiero
degli Arabi, capace di unificare le varie tribù beduine, assumendo anche i
costumi locali: con il suo vestito bianco, i capelli biondi, la carnagione
chiara e gli occhi azzurri, Lawrence d’Arabia appare davvero come un messia,
l’uomo capace di scrivere il proprio destino e quello dell’Arabia. Sebbene si
potrebbe definire persino delirante, il film funziona in modo egregio proprio
fino a questo punto; quando la purezza del messia britannico viene infangata
dagli intrighi dell’esercito di sua Maestà e dalle violenze carnali e sessuali
di un ufficiale turco, la bussola è ormai persa e il regista fatica a portare a
termine la sua opera con la stessa coerenza mostrata in precedenza. Ci riesce
comunque, grazie alla notevole competenza tecnica, ma il risultato finale è
meno esaltante di quanto non fossero lo prime due ore di pellicola.
Nessun commento:
Posta un commento