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domenica 16 febbraio 2020

LE STRADE DELLA PAURA

522_LE STRADE DELLA PAURA (Cohen e Tate); Stati Uniti, 1989. Regia di Eric Red.

Eric Red, il regista di Le strade della paura, è anche uno sceneggiatore, con al suo attivo lavori del calibro di The Hitcher del 1986 o Il buio si avvicina dell’anno successivo; ed è proprio la sua capacità di dare ritmo a storia e dialoghi a sorreggere tutta quanta una pellicola che, a livello di trama, è davvero esile. Cohen (Roy Scheider) e Tate (Adam Baldwin) sono due sicari che devono rapire un bambino, Travis (Harley Cross), prezioso testimone che rappresenta un pericolo per l’associazione criminale che li ha ingaggiati. E nel farlo devono eliminare familiari del piccolo e agenti della scorta di protezione; non vanno lasciate tracce in giro. Inoltre, Travis, dalla casa dove era tenuto per essere protetto, va portato a Houston a confronto coi mandanti del rapimento, che vogliono evidentemente sapere cosa ha visto e se ci sono altri pericoli per la loro attività. Red modella le personalità dei due killer in modo opposto: freddo ed efficiente l’anziano Cohen; impulsivo e precipitoso il giovane Tate. Il bambino, di otto anni, non si lascia sfuggire la possibilità di alimentare il naturale attrito che si viene a creare tra i due, al primo lavoro insieme. Anzi, per Cohen è il primo lavoro in coppia in assoluto, perché in genere lavora da solo: e, forse, vista l’età (ha pure l’apparecchio acustico), i suoi datori di lavoro vogliono affiancargli un apprendista, e questo spiegherebbe (a livello di sceneggiatura) anche l’anomalo connubio imbastito per un incarico tanto delicato. Comunque, anche grazie all’opera di Travis, tipico moccioso petulante a cui però, viste le circostanze, va perdonato lo zelo, l’alchimia tra Cohen e Tate non funziona per niente e alla fine tutto va a rotoli. Il che è un fatto positivo, sia chiaro, essendo, i due, criminali della peggior specie. 

Tra passaggi da puro film horror inseriti in un teso road-movie, la vicenda verte in sostanza sulla diversa natura della coppia di criminali. Cohen, dei due, è l’unico a lasciarsi andare a qualche barlume di umanità, anche se è difficile capire se sia davvero un sentimento sincero oppure un sorta di saggezza calcolata dovuta all’età. In ogni caso il film funziona alla grande, ha un ritmo serrato, lascia senza fiato e regge quasi un’ora e mezza rapendo completamente lo spettatore, con l’azione condensata quasi unicamente dentro la macchina dei sicari. Da parte del regista Eric Red, un rapimento più riuscito rispetto a quello tentato dai suoi personaggi.    





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