518_I TARTASSATI ; Italia, Francia, 1959. Regia di Steno.
Otto anni dopo, il regista Stefano Vanzina (Steno) torna a dirigere la coppia Totò e
Aldo Fabrizi; al tempo di Guardie e ladri,
si era trattato di una coregia con Mario Monicelli, mentre per questo I tartassati l’autore nato ad Arona ha
l’unica paternità dell’opera. La sintonia tra Fabrizi e Totò è notevole,
soprattutto perché Steno va sul sicuro e ricalca i ruoli a loro più congeniali,
con il primo nei panni di un Maresciallo della Tributaria (Fabio Topponi) e il
secondo in quelli di un commerciante che cerca di evadere il fisco (Torquato Pezzella). Nel cast figura anche Louis de Funés (il consulente
fiscale Ettore Curto), la cui presenza sembra più che altro un pretesto per
giustificare la partecipazione francese alla produzione. Pur se nel complesso
certamente godibile, il film procede un po’ troppo a strappi: ci sono spunti
irresistibili, ma anche qualche momento di stanca. Ci si diverte, questo è sicuro
ma, trattandosi di una commedia, il ritmo generale del lungometraggio non è sufficientemente
frizzante e alla lunga la mancanza di brio di avverte. Le scene della caccia e
quelle nell’ospedale sono le più divertenti, laddove la coppia di comici
dimostra una grande complementarietà. Da segnalare che alcuni aspetti
dell’opera lasciano piuttosto perplessi: nei titoli di testa vi è una presa di
posizione abbastanza qualunquista nel merito della pressione fiscale, anche se
poi nel film viene (giustamente) messo in cattiva luce il commerciante Pezzella,
in qualità di pesante evasore. Il finale propone un’altra ambiguità, nel
momento in cui viene indicato il totocalcio
come unica speranza di risolvere i problemi economici degli italiani. Insomma,
se come regista di commedie Steno stiracchia la sufficienza (ma non di più: nel
computo generale troppo grave il difetto di pesantezza per un film con Totò e
Fabrizi) come economista fa quindi anche peggio.
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