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sabato 8 febbraio 2020

I TARTASSATI

518_I TARTASSATI ; Italia, Francia, 1959. Regia di Steno.

Otto anni dopo, il regista Stefano Vanzina (Steno) torna a dirigere la coppia Totò e Aldo Fabrizi; al tempo di Guardie e ladri, si era trattato di una coregia con Mario Monicelli, mentre per questo I tartassati l’autore nato ad Arona ha l’unica paternità dell’opera. La sintonia tra Fabrizi e Totò è notevole, soprattutto perché Steno va sul sicuro e ricalca i ruoli a loro più congeniali, con il primo nei panni di un Maresciallo della Tributaria (Fabio Topponi) e il secondo in quelli di un commerciante che cerca di evadere il fisco (Torquato Pezzella). Nel cast figura anche Louis de Funés (il consulente fiscale Ettore Curto), la cui presenza sembra più che altro un pretesto per giustificare la partecipazione francese alla produzione. Pur se nel complesso certamente godibile, il film procede un po’ troppo a strappi: ci sono spunti irresistibili, ma anche qualche momento di stanca. Ci si diverte, questo è sicuro ma, trattandosi di una commedia, il ritmo generale del lungometraggio non è sufficientemente frizzante e alla lunga la mancanza di brio di avverte. Le scene della caccia e quelle nell’ospedale sono le più divertenti, laddove la coppia di comici dimostra una grande complementarietà. Da segnalare che alcuni aspetti dell’opera lasciano piuttosto perplessi: nei titoli di testa vi è una presa di posizione abbastanza qualunquista nel merito della pressione fiscale, anche se poi nel film viene (giustamente) messo in cattiva luce il commerciante Pezzella, in qualità di pesante evasore. Il finale propone un’altra ambiguità, nel momento in cui viene indicato il totocalcio come unica speranza di risolvere i problemi economici degli italiani. Insomma, se come regista di commedie Steno stiracchia la sufficienza (ma non di più: nel computo generale troppo grave il difetto di pesantezza per un film con Totò e Fabrizi) come economista fa quindi anche peggio. 







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