517_BRAMA DI VIVERE (Lust for life); Stati Uniti, 1956. Regia di Vincente Minnelli.
Vincent Van Gogh è stato uno dei più grandi pittori di
sempre: la sua arte non era però un accostamento di elementi in armonia, almeno
nel senso canonico del termine. La sua era una pittura potente, evocativa, dove
i colori esplodevano sulla tela. Vincente Minnelli è stato un regista
cinematografico elegante, per sua natura: i suoi musical erano perfettamente
calibrati. Eppure, in Brama di vivere,
film del 1956 incentrato sulla vita di Van Gogh, il regista riesce a trovare
una sintesi tra queste due anime, portando sullo schermo quella sofferta del
pittore protagonista mantenendo coerenza con la propria poetica
cinematografica. Minnelli sa che trattandosi di una storia su Van Gogh, gli
ingredienti devono avere forza, una forza se non brutale almeno impetuosa.
Quindi il suo biopic ha i toni del
melodramma hollywoodiano, che era il genere fiammeggiante per antonomasia; interprete
protagonista è Kirk Douglas, un attore fisicamente totalmente diverso dall’idea
che abbiamo di Van Gogh. Ma Douglas, dotato di una forza animalesca interiore
spaventosa, si produce in una performance superlativa, finendo anche per
assomigliare fisicamente al pittore olandese. Al suo fianco, Anthony Quinn nei
panni di Paul Gauguin, un altro noto pittore impressionista. Sebbene il ruolo
di Quinn sia relativamente breve, l’intensità della prestazione dell’attore gli
vale addirittura l’Oscar come attore non protagonista. Naturalmente la parte
del leone nella messa in scena di Minnelli, ce l’ha la pittura. Van Gogh, il
Van Gogh che tutti amiamo, non è il bizzarro e problematico individuo olandese
del 1800, ma è la sua arte, la sua pittura, i suoi quadri.
E qui rientra in
gioco la sublime capacità cinematografica di Minnelli di comporre
l’inquadratura, la messa in scena.
Perché una mera trasposizione delle tele di Van Gogh ci darebbe un film
surrealista, forse addirittura un cartoon
surrealista. Il che non sarebbe certamente un male, sia chiaro, ma bisognerebbe
gestire questo stile anche in un contesto diverso dalla pittura, come è appunto
il cinema. Minnelli opta diversamente e dimostra di avere il genio per ritradurre in immagine credibile,
realistica, l’arte di Van Gogh, nel pieno rispetto della forza che la pittura
del maestro olandese aveva. Cosa da non sottovalutare, da un punto di vista
tecnico, gestisce in modo mirabile il formato Cinemascope in Metrocolor,
riproponendo con efficacia i paesaggi ritratti da Van Gogh. Vincent Van Gogh,
Vincente Minnelli, Kirk Douglas, con la partecipazione di Paul Gauguin e Anthony
Quinn: troppa grazia.
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