409_IT - CAPITOLO DUE (It: Chapter Rwo); Stati Uniti 2019. Regia di Andrés Muschietti.
Dunque: 169 minuti questo secondo capitolo, 135 il primo,
per un totale di oltre 300. Più di cinque ore. Cinque ore di film per
raccontare una storia che, al netto delle varie ramificazioni secondarie e
delle scene da manuale della meccanica della paura, si può così riassumere:
bambino sovrappeso emarginato si innamora della bella della classe e le scrive
una poesia. La ragazzina ha però in mente un altro del gruppo e si immagina sia
stato questi a scrivergliela. Serberà a lungo un intimo sentimento per quest’ultimo;
almeno fino alla rivelazione della verità con lieto fine annesso. Perché, in fin
della fiera, è questo il vero passaggio emozionante di It, già anche nella sua forma libraria. Ecco, a proposito del
rapporto con il libro da cui è stato tratto, c’è forse il merito maggiore di
quest’opera filmica di Andrés Muschietti. Prima, però, tracciamo un bilancio
sommario di questo It - Capitolo Due: nel complesso un po’
troppo rutilante, (ma come ormai da prassi mainstream
hollywoodiana), eccessivamente lungo per quanto poi offra, si guadagna la
pagnotta grazie ad alcune scene di solido mestiere. Tra le quali svetta la
visita di Beverly (Jessica Chastain) alla sua vecchia casa, dove trova
un’anziana signora ad attenderla: perfetta sequenza di classico cinema del
terrore. Ma, come ogni film tratto da Stephen King, il punto nevralgico è il
rapporto con il testo scritto all’origine del trattamento. In genere il re del terrore letterario non è mai
troppo soddisfatto delle trasposizioni in pellicola delle sue opere e non manca di farcelo sapere; non in questo caso. King, entusiasta,
addirittura si è concesso un cameo nel film (è un antiquario che fa dell’ironia
sugli scrittori famosi) rimarcando così la paternità di It.
Mossa a cui, il regista, ha replicato
con la didascalia finale con il proprio nome seguito dalla ‘esse' apostrofata (la formula del genitivo
sassone), prima del titolo. Curioso ci sia una simile disputa sulla paternità
di un film che non è nemmeno del tutto riuscito. E, sebbene sembri, e molto
probabilmente sia, una excusatio non
petita, accusatio manifesta, il
continuare a rimarcare il fatto che lo scrittore della storia, Bill (James
McAvoy), non sappia scrivere il finale dei suoi libri, il punto non è solo quello. Certo, It, il libro, ha un finale deludente, poche balle; inevitabilmente
ce l’ha anche il film, che è sufficientemente ossequioso nei confronti del
testo d’origine (chiedere a King per conferma) e quindi fallisce dove falliva
il romanzo.
Ma non è soltanto quello; la vera utilità di quest’opera di
Muschietti è che permette di capire, a chi non l’avesse già fatto, perché i romanzi fiume, compresi quelli del
terrore e compresi quelli di King, erano deboli.
Era difficile, (ma non impossibile) accorgersi che It, il libro da oltre mille pagine da divorare in pochi giorni, in
realtà è un brodo allungato. Sembra una contraddizione: si legge d’un fiato, ma
in realtà ci mena per il naso senza arrivare al dunque. Ma questo è. Muschietti
è un bravo regista; ma non vale, come affabulatore, sullo schermo quello che
King vale sulle pagine di un libro. E allora emerge la nuda realtà della
vicenda narrata: una lieve traccia sentimentale in una piccola storia di
formazione, probabilmente nemmeno risolta.
Certo, è evidente che alla base
del fenomeno dei romanzi fiume c’erano e ci siano anche motivazioni commerciali oltre che artistiche: si
vendono pochi libri, ma quei pochi lettori che ci sono, sono fedeli. Per cui si
può alzare il prezzo di vendita dei volumi; a patto di offrire quantitativamente di più,
che 15 euro (o dollari) per un libro di 150 pagine rischiano di essere troppe
anche per il lettore fidelizzato. Questo è uno dei fattori editoriali che
determinò l'arrivo in libreria di tomi come It; scrittori bravi nello scrivere, come King, permettevano di mascherare bene queste premesse. Non c’è
niente di male, sia chiaro, nell’essere un imbonitore, un intrattenitore; chi
ha tempo da far passare può trovare utili questo tipo di libri come anche il
film di Muschietti.
Nel qual caso, cinque ore in un colpo solo (vabbè due).
Sophia Lillis
Jessica Chastain
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