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sabato 11 maggio 2024

CHARLOT SOLDATO

1480_CHARLOT SOLDATO (Shoulder Arms). Stati Uniti, 1918; Regia di Charlie Chaplin.

Dichiaratamente pacifista, Charlie Chaplin, mentre molti dei suoi connazionali erano al fronte, si diede un gran daffare con la sua attività di cineasta, scrivendo, girando ed interpretando una sterminata galleria di corto e mediometraggi. Probabilmente neppure troppo infastidito dalle accuse di codardia, Chaplin decise comunque di dire la sua sull’argomento facendo mandando in guerra Charlot, il suo alter-ego, perlomeno sullo schermo. Quando il geniale autore inglese decise di girare Charlot Soldato la Prima Guerra Mondiale non era ancora finita (e il film uscirà comunque nelle sale americane prima della fine del conflitto), pertanto il suo prevedibile approccio antimilitarista avrà dovuto fare i conti con la censura. Per altro, intelligentemente e astutamente, Chaplin ribalta completamente quello che ci si poteva attendere da lui sebbene, da grande narratore, si riserverà lo stratagemma narrativo per ribadire, in modo più sottile del solito, la sua nota inclinazione sul tema. Charlot è al campo di addestramento e, naturalmente, è una vera frana. I suoi piedi che si rifiutano di seguire i comandi simboleggiano, all’interno di una scenetta comica, la pulsione anarchica individuale rispetto all’autorità. I piedi non obbediscono al cervello di Charlot più di quanto egli non riesca ad obbedire al sergente istruttore (Tom Wilson). Come al solito il povero Charlot non ne imbrocca una: alla fine della giornata è sfinito e sprofonda in branda. E anche al fronte l’inizio non è troppo promettente, almeno per il soldato Charlot. Per lo spettacolo invece si tratta di una decisa impennata: in trincea si moltiplicano le possibilità per Chaplin di imbastire le sue proverbiali spassose gag. Innanzitutto c’è da dare l’idea dell’ambientazione e l’autore lo fa con estrema sintesi tramite due immagini sovraimpresse. A destra c’è Charlot, sotto la pioggia, mesto ed infreddolito, nello spazio scuro sulla sinistra si intravvede un barman, come fosse dietro al bancone. La zona è un incrocio tra due trincee e i militari hanno ironicamente posto un legno a mo’ di cartello segnaletico con la scritta Broadway. In una sola immagine possiamo fare un impietoso confronto: vediamo il luogo dove, in pieno XX secolo, si potrebbe tranquillamente passare la serata e quello in cui l’assurdità della guerra costringe l’individuo. 

Ma i passaggi memorabili sono più d’uno: la trappola per topi da cui recuperare l’esca in tempi di magra, l’alluvione nella ridotta dormitorio, con Charlot che utilizza la tromba di un grammofono per dormire completamente sommerso, o l’utilizzo di maschere a gas per tagliare il formaggio troppo stagionato, prima di scagliarlo nella trincea nemica a mo’ di bomba a gas. La capacità di raccontare per immagini di Chaplin è estrema e sono infatti, come al solito, pochissime le didascalie, in genere usate giusto per ambientare la scena. Ma se sulla vita di trincea e le sue situazioni particolari e assurde, l’autore potrebbe andare probabilmente avanti all’infinito, non è quella la cosa che interessa al nostro. Arriva infatti il momento dell’attacco alla trincea nemica e Charlot, dopo qualche comprensibile tentennamento si lancia all’assalto. A sorpresa il soldato Charlot, recluta numero 13, cattura 13 prigionieri e si trasforma in eroe. Da questo momento dimentichiamoci lo sconsolato militare, quello che non riceveva posta e tristemente si riduceva a spiare un compagno che leggeva una lettera dalla fidanzata, replicandone le espressioni appassionate. Ora Charlot è un baldo soldato che usa i cecchini nemici per aprire bottiglie o accendere sigarette. Partito volontario per una missione, Charlot cattura addirittura il Kaiser! E a questo punto può venire il dubbio che Chaplin si sia davvero convertito alla propaganda bellica o quantomeno patriottica. Ma la realtà è ben diversa. Con l’escamotage narrativo più scontato di sempre, Charlot sta semplicemente sognando sulla branda del campo d’addestramento dove l’avevamo visto addormentarsi, Chaplin conferma quello che pensa sulla guerra. Qualcosa che dovrebbe essere tenuta talmente lontana dalla realtà che, anche in una semplice comica, debba essere al massimo confinata nella zona onirica. 



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