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venerdì 3 maggio 2024

BELLA NON PIANGERE

1476_BELLA NON PIANGERE . Italia 1955; Regia di David Carbonari.

Spesso giudicato in modo negativo, il melodramma italiano degli anni cinquanta, quello che diede vita al filone dei film strappalacrime, ebbe delle indiscutibili note di merito. Ad esempio fu solo attraverso il filtro del melodramma che la cinematografia italiana riuscì ad accostarsi ad un eroe nazionale come Enrico Toti. In altri paesi, probabilmente, le pellicole dedicate ad un protagonista del valore di Toti sarebbero state molteplici: in Italia, abbiamo Bella non piangere, del semisconosciuto David Carbonari, in genere aiuto regista di Duillio Coletti. Già il fatto che la produzione affidi la direzione ad un esordiente (in quella che rimarrà la sua unica prova da regista) e che nel titolo dell’opera non si faccia menzione al nome o comunque a qualcosa connesso al personaggio di Enrico Toti, la dice lunga su quelle che dovettero essere le aspettative alla vigilia. Nel dopoguerra italiano un’opera che potesse essere intesa in senso di propaganda patriottica probabilmente faticava ad essere presa in considerazione; evidentemente il ricordo del Ventennio fascista era ancora troppo vivido. Tuttavia questa assurda presa di posizione strumentale e politicizzata da parte dell’elite culturale del belpaese, per cui parlare di italiani valorosi dell’era contemporanea era tabù, se forse ebbe degli effetti collaterali curiosi (ad esempio il peplum e gli spaghetti western?), di certo relegò nel limbo di una sorta di anonimato popolare eroi del calibro di Enrico Toti o Francesco Baracca. La cui notorietà era in assoluto comunque rilevante, è vero, per via della scolarizzazione del paese. Ma, chissà, in un ipotetico sondaggio, in Italia, non sarebbe da stupirsi troppo se gli intervistati conoscessero meglio le gesta del colonnello Custer rispetto a quelle dei citati personaggi connazionali. Se Baracca è protagonista anonimo e sotto falso nome in Cavalleria (1936, di Goffredo Alessandrini), perlomeno ad Enrico Toti venne concesso il privilegio di essere rappresentato esplicitamente sullo schermo. Intendiamoci, Bella non piangere non è un capolavoro e denota qualche pesantezza sentimentale di troppo, legata proprio al genere strappalacrime di cui si diceva. 

La vicenda romantica, che si sviluppa attorno al rapporto tra Enrico (Ettore Manni) e Nina (Maria Fiore), con l’insidia di Nando (Memmo Carotenuto), oltre che troppo ingombrante, specie all’inizio, è adolescenziale per non dire infantile. Pian piano si fanno strada le vicende biografiche di Toti, seppure adeguatamente romanzate, e contribuiscono a mandare avanti la storia con colpi di scena anche forti, come la perdita della gamba del nostro protagonista. Qui nel film si inserisce Picchio (Carlo Delle Piana), ladro di polli a cui Enrico salva la vita nel drammatico incidente che lo mutila all’arto inferiore. Una ricostruzione distante dal vero ma necessaria per innestare il simpatico personaggio interpretato da Delle Piane che ritornerà altre volte nel corso del racconto contribuendo attivamente con la sua vena ironica ed umana, grazie alla personalità del bravo attore romano qui nemmeno ventenne. Lo scoppio della Grande Guerra è vissuto con rammarico dal protagonista, che ovviamente non viene accettato al centro di reclutamento in quanto mutilato. Forse la volontà di partecipare a tutti i costi alla guerra può sembrare difficile da capire ma va inquadrata in un sentimento patriottico che oggi s’è perso e che, probabilmente, testimonia meglio di ogni altra cosa il lavoro di censura verso questi temi che l’intellighenzia nostrana ha svolto dal secondo dopoguerra in poi. Non che sia da considerare giusta l’idea di andare in guerra, non è questo in ballo, ma il sentimento dell’epoca va inteso per quello che era. Nel contesto del tempo, con gli spiriti nazionalistici che ancora ardevano, quello di Enrico non era un atteggiamento fuori luogo anzi possiamo ritenerlo quello ideale. In questo senso, interessante, in Bella non piangere, la lezione di storia a cui Enrico assiste dalla finestra; il maestro spiega agli alunni come i territori sotto il dominio austroungarico parlassero italiano e proprio il linguaggio comune è quello che ancora oggi identifica il concetto di nazione. Al fronte, le scene belliche sono particolarmente evocative e, tutto sommato, sorprendono per qualità di realizzazione. Il melodramma riaffiora qua e là, innestato al sentimento patriottico, si veda in quest’ottica lo sforzo narrativo di riappacificare i dissidi interni con il pentimento finale di Nando. La scena eroica di Toti ha il giusto spazio ma il titolo del film reclama la chiusura nel commento. Breve riassunto delle vicende che vedono protagonista la povera Nina: innamorata da sempre di Enrico, si è poi sposata con Nando, che la maltratta. Appena questi si ravvede, muore; ma subito dopo muore anche Enrico e lei rimane sola con un figlioletto da crescere. Hai voglia a dirle Bella non piangere



Maria Fiore 



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