695_TARANTOLA (Tarantula!). Stati Uniti; 1955. Regia di Jack Arnold.
Unitamente al western e al melò, ma su un altro versante dello scacchiere, il cinema di genere americano che meglio interpretò gli anni Cinquanta fu quello horror/fantascientifico di cui Jack Arnold fu uno dei migliori interpreti cinematografici e Tarantola uno dei migliori esempi concreti. Essendo un film sui mostri giganti, una delle correnti che stava più sul versante horror della corrente, manca l’aspetto tipico di molti altri prodotti del tempo, con gli alieni che interpretavano la paura per il diverso, per lo straniero, ovvero come venivano dipinti dai mezzi di informazione americani i russi e gli abitanti oltrecortina nella quotidianità. Un argomento tra l’altro trattato in modo esemplare proprio dallo stesso Arnold nel precedente Destinazione… Terra! (1953). Ma gli altri elementi caratteristici ci sono tutti, tra i quali spiccano il timore per l’utilizzo indiscriminato della scienza e il riferimento più specifico alla pericolosità della radioattività (dopo le bombe atomiche su Hiroshima e Nagasaki, vero spauracchio dell’epoca). A livello concettuale si tratta di argomenti già noti, si pensi alla creatura di Frankenstein senza stare ad andare più indietro nel tempo, ma l’idea è qui amplificata esponenzialmente, da cui l’idea dei mostri giganti. La scienza veniva ancora una volta messa in discussione, per i rischi che il suo sviluppo indiscriminato portava in dote. Ma va ricordato che, a livello di tendenza ufficiale, quelli del boom economico del dopoguerra erano anni che, al contrario, celebravano il trionfo della tecnologia: ogni casa poteva disporre dei frutti dell’evoluzione tecnologica (gli elettrodomestici) e in linea generale (e forse un po’ superficiale) i Cinquanta sono ricordati come the fabolous fifties, ad indicare proprio una sorta di età dell’ora americana.
Ed è proprio in relazione a questo sentore collettivo, questa generale considerazione del periodo (vigente all’epoca ma non solo), che assume importanza il lavoro di Arnold e di film come Tarantola in particolare. Essi incarnavano alla perfezione, e, portandolo alla luce, davano la possibilità di averne consapevolezza, un timore crescente e diffuso che la propaganda pubblicitaria cercava, al contrario, di tenere nascosto. Il progresso industriale distribuiva benefici e tecnologie, come quella atomica, che sembravano la soluzione di tutti i problemi ma non era poi così chiaro quale fosse il prezzo da pagare. Il mondo sembrava andare verso un futuro di prosperità e benessere ma era come fosse tenuto celato il lato oscuro della faccenda, incarnato appunto dalla fantascienza, non solo cinematografica, del periodo.
E i fatti dimostreranno che avevano ragione gli artisti come Arnold che, sebbene con apparenti ingenui B-movie, ci avvertivano della pericolosità devastante dell’indiscriminato sviluppo scientifico. Il finale, con il bombardamento della gigantesca tarantola ad opera dei jet militari, sembra affermare l’indispensabilità dell’uso della forza bellica per risolvere le questioni. Il che, in un mondo diviso che la guerra fredda teneva sempre sull’orlo del baratro, non è che sembri troppo lungimirante, ad essere onesti. D’altra parte, tralasciando il fatto che una soluzione in termini narrativi alla vicenda andava trovata, quello di Arnold non fu certo un cinema antiamericano ma semmai una riflessione critica sulla situazione del tempo. Dal punto di vista tecnico il film, nonostante sia ovviamente datato, conserva intatto il fascino che aveva al tempo e riesce comunque ad inquietare. La mano svelta e agile del regista non si perde in inutili passaggi superfluamente esplicativi ma procede con una narrazione dinamica ed efficiente. L’idea geniale quanto semplice, ingigantire un ragno già di grandi dimensioni come la tarantola, che veicola l’idea di terrore ed orrore già di suo, è ancora vincente e fa del film di Arnold uno dei capisaldi di ogni tempo del genere horror fantascientifico.
Mara Corday
vedrei più volentieri questo di tante altre versioni più moderne strapiene di effetti speciali... anche il nome del ragno scritto con la "U" nel titolo fa un certo effetto ⊙﹏⊙
RispondiEliminaIl manifesto postato è dell'edizione originale, ed è quello che rappresenta meglio il film, a mio avviso.
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