678_PER POCHI DOLLARI ANCORA . Italia, Francia, Spagna; 1966. Regia di Giorgio Ferroni.
Prodotto esemplare nella categoria degli spaghetti-western, Per pochi dollari ancora di Giorgio Ferroni presenta le smaccate debolezze del filone ma anche alcuni spunti interessanti. Innanzitutto è quasi superfluo sottolineare il richiamo al tema dei dollari, che sin dal titolo omaggia i film più importanti della nostrana corrente, ovvero quelli della famosa trilogia western di Sergio Leone. L’approccio di Ferroni è però più allineato con la restante produzione dei western all’italiana, meno valida artisticamente e caratterizzata da un tono leggero e spensierato, sfruttando l’idea di avvicinare il genere anche ai metodi narrativi dei cartoni animati della televisione. In Per pochi dollari ancora il rimando alla Tv è subito reso manifesto dai titoli di testa: i credits scorrono sulle immagini fisse che anticipano le scene del lungometraggio, ma i fotogrammi sono percorsi da numerosissime righe orizzontali che ricordano le linee dello schermo televisivo. In pratica sembra quasi di assistere alla proiezione di un fotoromanzo stilizzato, anche se il tema western meglio si assocerebbe all’idea di fumetto, qualora si voglia fare riferimenti ad una storia raccontata con l’ausilio di immagini fisse. Il corpo filmico di Per pochi dollari ancora prevede però, ovviamente, immagini in movimento, tuttavia anche qui abbondano i rimandi legati ai prodotti per ragazzi, come i disegni animati o le comiche. Naturalmente c’è una trama seriamente avventurosa, del resto il film è un western, il genere classico per antonomasia negli anni d’oro di Hollywood, con il protagonista, il tenente sudista Gary Hammond (Giuliano Gemma), che pur di scongiurare un massacro accetta un incarico da parte dei nemici nordisti. A ben vedere, è proprio in certi ingranaggi narrativi di questo intreccio che il film lascia le maggiori perplessità, non avendo uno spessore realistico adeguato. Ma si tratta di limiti che infastidiscono solo all’inizio del film e che lo spettatore può facilmente archiviare quando comprende il vero tono dell’opera, che è appunto giocoso e spensierato.
Gemma è perfetto per questo registro, e lo ha già dimostrato nei panni del Ringo protagonista dei film di Duccio Tessari. Il suo Gary Hammond ne rievoca pienamente le gesta: svelto di mano e con la battuta sempre pronta, nella storia si comporta come un vero cartone animato. Ferito gravemente azzera i tempi di guarigione ed è pronto a gettarsi nella mischia ma si supera quando finisce accecato da una tortura che lo ha visto rimanere ad occhi forzatamente aperti sotto il sole cocente. Non si capirà mai quando smette di avere problemi alla vista e quando comincia a fare la scena per ingannare i banditi che lo tengono prigioniero. In ogni caso si riprende assai rapidamente e recuperando il 100% delle sue facoltà fisiche, senza alcuno strascico postumo, alla stregua di un perfetto esponente delle Loonely Tunes. Delle quali, guardando Per pochi dollari ancora vengono in mente anche i tormentoni linguistici, ad esempio il celeberrimo “What’s up Doc?” di Bugs Bunny: qui Gary si scambia ripetutamente la battuta “E’ ovvio!” con il sergente Brian Pitt (Red Carter). Hammond e Pitt formano una coppia ben assortita, il che non è certo una trovata originale, basti pensare a Stanlio e Ollio ma, in un certo senso, è l’anticipazione del duo più celebre degli spaghetti western, formato ovviamente da Bud Spencer e Terence Hill.
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