705_DALIA AZZURRA (The Blue Dahlia). Stati Uniti; 1946. Regia di George Marshall.
Se ci si deve attenere a quanto è rimasto sullo schermo, La Dalia Azzurra è certamente un valido esempio di noir degli anni Quaranta. E’ abbastanza evidente che si tratta di una produzione che la Paramount imbastì per mettere ancora in scena la loro coppia regina del genere, Alan Ladd e Veronica Lake, attorno alla quale gira tutta quanta la storia. Certo, il soggetto e la sceneggiatura, opera di Raymond Chandler, offrono più d’uno spunto di interesse superiore alla norma ma, nel complesso, la confezione formale del regista George Marshall e lo charme patinato della coppia di protagonisti finiscono per avere la meglio. Non che la cosa dia fastidio, in sé per sé, sia chiaro: Marshall è uno che conosce il mestiere, Ladd è un ottimo protagonista e Veronica non sarà Katharine Hepburn ma le basta la chioma biondo platino per tenere in modo adeguato la scena. E’ un film noir, un film di genere, e quindi porta iscritto nel suo stesso essere le ragioni della sua riuscita; attenersi ad una certa convenzionalità non è, in questi casi, necessariamente un difetto. Ad esempio La Dalia Azzurra esplicita sin dal soggetto il legame tra la Seconda Guerra Mondiale e il noir, certificando come i problemi e i turbamenti che il genere manifestava fossero alimentati dal conflitto e dalle sue conseguenze. Però, anche senza ascoltare i rimbrotti di Chandler, pare altresì evidente che la pellicola avrebbe potuto essere ben altro.
Tutta quanta la storia sembra portarci verso un finale spiazzante ed amaro, con Buzz (lo strepitoso William Bendix) che, in preda ad uno dei suoi attacchi dovuti alla piastra di metallo piazzata nella sua testa, abbia ucciso Helen (Doris Dowling), moglie fedifraga di John (Alan Ladd), suo comandante sotto le armi. Chandler era anche un giallista e, fino ad allora, ci aveva indirizzato verso Eddie Harwood (Howard Da Silva), losco maneggione nonché marito di Joyce (Veronica Lake) e perfetto colpevole. Gli incroci che la vicenda prevede (Eddie è l’amante di Helen mentre John è sotto le armi e il militare, quando ritorna a casa e scopre la tresca, se ne va nella notte per essere raccolto per strada proprio da Joyce), sono un po’ troppo forzati e non depongono certo a favore del lavoro di Chandler.
Il quale, quindi, piuttosto di lamentarsi dei dialoghi improvvisati da Marshall sul set o della scarsa abilità recitativa della Lake, avrebbe forse fatto meglio ad evitare certi eccessi di praticità narrativa degni di un fumetto da quattro soldi e non di un soggetto per un film hollywoodiano. Questo è forse ingiusto nei confronti di uno scrittore del calibro di Chandler, è vero, ma è un dato di fatto che se il film non raggiunge l’apice sperato, per colpa delle ingerenze della Marina Militare Americana, è anche vero che la funzionalità complessiva è agevolata dallo charme hollywoodiano dei protagonisti e dalle capacità della messa in scena del regista. Il punto nevralgico è proprio il fatto che non si sia potuto inscenare la colpevolezza di un reduce della Seconda Guerra Mondiale, che avrebbe dato tutto un altro sapore alla storia; che era poi l’intento di Chandler, è evidente. Tuttavia, pur con il controfinale un po’ stiracchiato, La Dalia Azzurra rimane un degno esempio di film noir, certamente meno incisivo di altri ma ugualmente interessante.
Doris Dowling
Veronica Lake
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