529_ANNIBALE ; Italia, 1959. Regia di Carlo Ludovico Bragaglia e Edgar G. Ulmer.
Il ruolo di Demetrio, ne La
tunica (1953, regia di Henry Koster) e nel sequel I Gladiatori (1954, Delmer Daves), aveva conferito a Victor Mature
lo status di icona del genere peplum.
Per interpretare una figura mitica come Annibale, il condottiero cartaginese, venne
così chiamato il possente attore statunitense. Niente da dire sulla sua
prestazione: certamente sopra le righe, a partire dai capelli zuppi di
brillantina che luccicano sullo schermo, ma pienamente nelle corde di un genere
che certamente non può dirsi né discreto né attendibile storicamente. Certo,
esistono peplum che si concedono meno
licenze poetiche di questo Annibale
di Bragaglia e Ulmer ma, i meriti di quest’opera risiedono altrove. Innanzitutto
nel carisma un po’ pacchiano di Mature, che regge comunque la scena alla
grande, nei colori della fotografia poco credibili ma apprezzabili per coerenza
con il testo e nell’esoticità della vicenda narrata, con gli elefanti chiamati a
superare le Alpi. Nella storia raccontata dal film, i cartaginesi guidati da Annibale,
con elefanti al seguito, invadono infatti l’Italia superando la catena alpina,
aprendosi la strada verso il sud. La questione amorosa tra il condottiero e
Silvia (Rita Gam), figlia del senatore romano Quinto Fabio Massimo (Gabriele
Ferzetti), incendia il lato sentimentale dell’opera, come da prassi del genere
e getta un po’ in subbuglio le parti. Ma la storia non decolla praticamente
mai. Insomma, pur con i giusti elementi a disposizione, nel suo complesso la
pellicola non va oltre un mero svolgimento senza particolari acuti. Peccato.
Rita Gam
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