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domenica 1 marzo 2020

ANNIBALE

529_ANNIBALE ; Italia, 1959. Regia di Carlo Ludovico Bragaglia e Edgar G. Ulmer.

Il ruolo di Demetrio, ne La tunica (1953, regia di Henry Koster) e nel sequel I Gladiatori (1954, Delmer Daves), aveva conferito a Victor Mature lo status di icona del genere peplum. Per interpretare una figura mitica come Annibale, il condottiero cartaginese, venne così chiamato il possente attore statunitense. Niente da dire sulla sua prestazione: certamente sopra le righe, a partire dai capelli zuppi di brillantina che luccicano sullo schermo, ma pienamente nelle corde di un genere che certamente non può dirsi né discreto né attendibile storicamente. Certo, esistono peplum che si concedono meno licenze poetiche di questo Annibale di Bragaglia e Ulmer ma, i meriti di quest’opera risiedono altrove. Innanzitutto nel carisma un po’ pacchiano di Mature, che regge comunque la scena alla grande, nei colori della fotografia poco credibili ma apprezzabili per coerenza con il testo e nell’esoticità della vicenda narrata, con gli elefanti chiamati a superare le Alpi. Nella storia raccontata dal film, i cartaginesi guidati da Annibale, con elefanti al seguito, invadono infatti l’Italia superando la catena alpina, aprendosi la strada verso il sud. La questione amorosa tra il condottiero e Silvia (Rita Gam), figlia del senatore romano Quinto Fabio Massimo (Gabriele Ferzetti), incendia il lato sentimentale dell’opera, come da prassi del genere e getta un po’ in subbuglio le parti. Ma la storia non decolla praticamente mai. Insomma, pur con i giusti elementi a disposizione, nel suo complesso la pellicola non va oltre un mero svolgimento senza particolari acuti. Peccato.



Rita Gam




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