108_LUI E LEI (Pat and Mike). Stati Uniti 1952; Regia di George Cukor.
George Cukor torna a dirigere la coppia d’assi
Spencer Tracy e Katharine Hepburn per la terza volta; una coppia che sullo
schermo sfrutta, oltre al notevole talento, anche quell’armonia che deriva
dall’essere uniti nella vita privata a livello sentimentale. E, visto i
protagonisti, il tema di quest’opera non poteva essere che un nuovo capitolo di
quella guerra dei sessi che, nelle
mani di Cukor, non può che pendere leggermente dalla parte femminile, visto che
il cineasta è noto come il regista delle
donne per la sua capacità di valorizzare al meglio le attrici che dirige.
In Lui e lei il regista di origine
ungherese però ribadisce, e fa ribadire dai suoi personaggi, che il confronto,
anzi il rapporto, tra uomo e donna deve essere equilibrato, 50 e 50 per usare
il gergo di Mike (nel film interpretato da Tracy). L'uomo di mestiere fa una sorta
di agente sportivo, in realtà piuttosto losco, e si trasformerà in
allenatore della sportivissima Pat (la Hepburn ). Nella trama del film Mike, che ha già
‘sotto contratto’ un pugile e una cavalla, prende in carico anche Pat, che ha
visto giocare a golf e di cui ha intuito le enormi potenzialità. Potenzialità
inibite fino a quel momento dal fidanzato della ragazza, (William Ching) che
non la considera in grado di eccellere e con la sua implicita sfiducia
scoraggia la giovane e la demotiva, spesso nei momenti sportivamente meno
opportuni. Ovviamente la storia si svilupperà con l’innamoramento di Pat e
Mike, come è fin troppo prevedibile, ma, altrettanto ovviamente, Cukor
controllerà che tutto scorra con garbo, ironia ed equilibrio. L’aspetto
interessante è che, per arrivare a quel famoso 50 percento a testa di
importanza nella coppia, Cukor operi prima un completo gioco di ribaltamento
dei ruoli originali.
Così, se all’inizio Mike è un allibratore poco
pulito e veste camicia nera con cravatta più chiara, il suo contraltare sarà il
fidanzato professore di lettere sempre abbigliato in un classico camicia bianca
con cravatta nera. Quando Pat avrà redento all’onestà Mike, e lo avrà scelto anche
per sostituire il fidanzato, gli abbinamenti del vestiario evidenzieranno
questo ribaltamento. Il gioco di questi rovesciamenti si fonda inoltre su una
certa indeterminatezza dei ruoli: se prendiamo il rapporto tra Pat e Mike,
possiamo vedere che i diminutivi usati nel titolo originale non ne chiariscono la
differenza sessuale, in quanto Pat è diminutivo anche di Patrick; inoltre (a
differenza di quanto avvenga in Lui e lei
della versione italiana) Pat viene citato prima di Mike, come a sottolinearne
una precedenza. Del resto, se il motto che abitualmente si usa dire dietro ad ogni grande uomo c’è una grande
donna, per sottolineare la vocazione all’azione tipicamente maschile da
contrapporre al ruolo di supporto al partner in genere riferito all’elemento
femminile, qui accade esattamente il contrario. Che dire poi della Hepburn,
che da sola stende due gangster, uno dei quali è nientemeno che un giovanissimo
Charles Bronson, che viene messo sotto dalla ragazza senza apparente sforzo? Se,
in ogni caso, il vantaggio ricavato dal rapporto tra Pat e Mike è reciproco (lei
guadagna in fiducia in se stessa e lui
si riscopre esser divenuto onesto) prima del definitivo pareggio, c’è l’ultimo
ribaltamento. Mike è uso fare tre domande al suo pugile David (Aldo Ray); tre domande alle quali l’atleta
risponde sempre allo stesso modo, rimarcando la sua totale sudditanza
all’agente.
La battuta finale, è una sorta di minaccia: se un
giorno David non dovesse più riconoscere Mike come suo padrone assoluto,
finirebbe in mezzo ad una strada, e li ci resterebbe. Questo per ricordare al
pugile come gli sia conveniente rimanere sottomesso al suo procuratore. Un
simile trattamento Mike non si azzarda mai a farlo con Pat, perché la donna è
troppo fiera e intelligente (a differenza del pugile); a sorpresa, poco prima
del finale, è Pat che sottopone Mike a questa prova di sottomissione. L’uomo
accetta di buon grado, pur di rinfrancare la ragazza e di supportarla nella
vittoria del torneo, ma il finale della piccola recita viene però modificato: se
i due si dovessero lasciare, finirebbero entrambi
in mezzo alla strada, per rimanerci. La morale è quindi di facile comprensione:
in amore, il valore ottenuto dall’unione tra due elementi è superiore a quello
della loro somma algebrica. Insomma, un pareggio con profitto.
Katharine Hepburn
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