Translate

sabato 24 febbraio 2018

TOP GUN

106_TOP GUN  Stati Uniti 1986;  Regia di Tony Scott.

La quintessenza dell’ideologia mainstream anni 80 in un film: per definire Top Gun di Tony Scott basterebbero queste dieci parole. Volendo, si possono facilmente trovare le conferme a questa affermazione, analizzando un minimo di più l’opera (ma non è il caso di usare il termine approfondire vista la superficialità dell’operazione di Scott). E’ evidente che il nemico che viene tirato in ballo nel film siano i russi; sebbene la cosa non venga chiarita, è del tutto scontata. Ma proprio evitare di riferirsi all’avversario è un modo di porsi di fronte ad esso con un atteggiamento di totale chiusura. In questa maniera si rifiuta ogni tipo di contatto e, in effetti, quando avviene per la prima volta un incontro tra caccia nemici, avviene con gli aerei uno rovesciato rispetto all’altro. Viene cioè resa anche visivamente palese la totale differenza tra le parti in causa e l’impossibilità di intendersi. Ci sono anche altre differenze: ad esempio, mentre i piloti americani hanno il volto visibile, in modo che si possa capire chi è alla guida, i russi hanno un casco integrale che li rende irriconoscibili, anonimi, disumanizzati. Nel film viene anche mostrata una battaglia aerea, che nella realtà avrebbe facilmente fatto debordare la Guerra Fredda in guerra vera e propria: un banalissimo pretesto narrativo permette invece che i russi si lecchino le ferite e se ne vadano con la coda tra le gambe. Situazione forse poco credibile, ma non è certo la credibilità il piatto forte dell’opera. Oltre alla ricerca di un nemico oscuro da combattere senza nemmeno provare a conoscerlo, magari per coglierne i punti deboli, nel film viene esaltato un altro dei paradigmi reganiani tipicamente anni 80: la competitività interna.

Tra i Top Gun è gara aperta per vincere il premio di migliore del corso, il secondo è solo uno dei tanti perdenti. Il migliore è ovviamente Pete Mitchell (Tom Cruise), detto Maverick, termine che i cowboys davano ai capi di bestiame ancora senza marchio, partoriti in semilibertà e quindi un po’ selvatici. Il tipico americano forte come natura crea, ma poco incline ad assoggettarsi alla disciplina. Il suo rivale numero uno è Tom Kazinsky (Val Kilmer) detto Iceman; si può notare come i due temi del film si sovrappongano per rafforzarsi. Nella lotta per il primato, al tipico esuberante cowboy è opposto il freddo uomo ghiaccio, biondo, occhi chiari e con il nome tipicamente di origine esteuropea: la sfida USA vs URSS è richiamata anche nella competitività interna. Se detti così, questi possano anche sembrano buoni spunti, il problema è che in sostanza rimangono semplicemente tali. E se il fratello Ridley è accusato di fare film che a volte sembrano spot pubblicitari, vedendo questo Top Gun si potrà ben pensare che Tony Scott faccia, al contrario, spot talmente lunghi che possano erroneamente essere scambiati per film.




Meg Ryan


Kelly McGillis



Nessun commento:

Posta un commento