109_I DIMENTICATI (Sullivan's travel). Stati Uniti 1941; Regia di Preston Sturges.
L’importanza del film I dimenticati di Preston Sturges è duplice; se può essere
facilmente annoverato tra i migliori esempi di commedia americana del periodo, in realtà il suo aspetto più
rilevante è quello metalinguistico.
Il protagonista del film, John Sullivan (Joel McCrea) è infatti un regista di
commedie che, quasi avvertendo una sorta di senso di colpa per questo suo
approccio disimpegnato al mondo della settima
arte in un periodo tanto difficile (la guerra, gli effetti della Grande
Depressione), vorrebbe dirigere un film più serio e impegnato, dal titolo Fratello, dove sei?. Un’opera, cioè, che
metta a nudo i problemi della gente vera, quella che fatica a tirare la fine
del mese; un film che sia socialmente utile, e non un vezzo buono per
divertirsi in una serata di svago. Nel film vengono citati i principali registi
di commedie, ovvero Frank Capra e Ernst Lubitsch, a quest'ultimo uno dei produttori di
Sullivan somiglia anche nel suo aspetto col sigaro sempre in bocca. E' quindi su
di un preciso movimento
cinematografico che Sturges riflette, interrogandosi se sia il caso di mostrare
prodotti di puro svago come le commedie hollywoodiane, in un momento storico
tanto truce. La bravura del regista americano è che, per farlo, utilizza lo
stesso strumento che pone sotto
esame, ovvero il cinema, e la commedia americana nello specifico. In
realtà I dimenticati è molto più che
una commedia americana: ci sono
passaggi degni del cinema slapstick, come
le corse per prendere il treno merci o l’indiavolata fuga con una sorta di
sidecar; o da commedia screwball, per
esempio quando i produttori provano a convincere Sullivan a lasciar perdere il
progetto Fratello dove sei?; non
mancano i passaggi romantici, dove ha la parte del leone la deliziosa Veronica
Lake, la ragazza lasciata senza nome nella pellicola;
e poi la tragedia sempre mista alla farsa,
soprattutto nella fase in cui il nostro eroe finisce veramente nei guai, per
arrivare addirittura ad un piccolo assaggio di cinema carcerario prima del prevedibile lieto fine. Ed è proprio tra questi due momenti, il periodo di prigionia di Sullivan e il finale, che c’è il passaggio decisivo; ai reclusi del bagno penale, in cui è carcerato
anche il nostro baldo e volenteroso regista, è concessa una serata al cinema.
La proiezione si svolge in una chiesa frequentata da gente di colore, dopo la
funzione religiosa, e mentre un telo bianco viene calato a mo’ di schermo, il
pastore intona un inno di benvenuto per i carcerati, ospiti della comunità
religiosa per il momento di svago cinematografico.
La musica è greve, forse a sottolineare la
solennità del momento, si celebra l’importanza del cinema: ma poi le immagini
proiettate sono cartoni animati di Topolino, con Pippo e Pluto che ne combinano
di ogni. Risate generali, sia dei fedeli, che dei carcerati, che trovano un
momento di puro svago e divertimento nella loro triste esistenza. Sullivan sul momento sembra un po’ incredulo, ma ben presto si lascia andare anche lui e, tra le sonore risate, può senz'altro pensare
alla prossima commedia da fare, lasciando Fratello
dove sei?, a registi, magari più impegnati,
ma meno socialmente utili.
Veronica Lake
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