1561_APRITE: POLIZIA! GIOCHI DI SOCIETA'. Italia 1973; Regia di D'Aniele D'Anza
Lo spunto alla base di Giochi di società, terzo
episodio della serie televisiva Aprite: Polizia! è assai intrigante: un
gruppo di giovani decide di giocare all’Assassino, soltanto che il morto quasi ci
scappa d’avvero. L’Assassino è un curioso gioco di società: si distribuiscono
le carte, il Re di Picche è il poliziotto, e si deve assentare un attimo; nel
frattempo, chi ha pescato il Fante di Fiori, può scegliere la vittima e portare
a termine il suo compito, ovviamente in modo simulato. A questo punto il
poliziotto ritorna sulla scena e interrogando i presenti deve scoprire chi è il
colpevole; un po’ come in un vero processo, i testimoni sono costretti a dire
la verità, mentre il killer ha facoltà di mentire. Questo aspetto, su come ci
si pone di fronte ad un interrogatorio, è molto interessante, perché spesso non
se ne tiene conto quando si guardano i processi in televisione o in altre
circostanze simili: il Diritto concede, infatti, la possibilità a chi è
colpevole di mentire, senza che questa eventuale falsa testimonianza risulti,
di per sé, un’aggravante. Diversa è la situazione di chi è un semplice
testimone e, non avendo nulla da perdere, la Legge in questo caso è lapidaria e
lo costringe a parlare. Tra l’altro, sarà proprio grazie ad un escamotage nell’ambito
dell’interrogatorio dei presenti che il commissario Alzani smaschererà il
colpevole. Prima dell’intervento della Polizia, si fa però conoscenza tra i
vari convenuti al festino, una manciata di rampolli della buona società che battibecca
per sterili questioni sentimentali. Tra questi, da ricordare Stefano (Vanni
Materassi), soprattutto perché il play boy che finirà steso sul pavimento, e le
ben più accattivanti Adriana (Patrizia Della Rovere), una presenza scenica davvero
mozzafiato, e Giovanna, interpretata da Vira Silenti, che sciorina, oltre alla
riconosciuta bellezza, il carisma di attrice di rango. Dopo i due casi di
omicidio nei primi episodi della serie, il finale della terza puntata
alleggerisce un po’ i toni in tal senso, visto che Stefano l’ha scampata.
Chissà, forse non si voleva esagerare con i morti ammazzati sullo schermo
televisivo; e forse anche il pistolotto moraleggiante con cui il commissario
Alzani ammorba più gli spettatori che i bellimbusti della festicciola, avrà
presunte motivazioni educative. Per carità, i rampolli in questione, presi a
simbolo per la nuova generazione come i gusti musicali lasciano perfettamente
capire, sembrano svogliati bambocci ma Alzani con i suoi atteggiamenti
paternalistici ci fa una figura persino peggiore. Molto meglio il povero
Patanò, peraltro perennemente zittito dal superiore.
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