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martedì 15 ottobre 2024

APRITE: POLIZIA! GIOCHI DI SOCIETA'

1561_APRITE: POLIZIA! GIOCHI DI SOCIETA'. Italia 1973; Regia di D'Aniele D'Anza

Lo spunto alla base di Giochi di società, terzo episodio della serie televisiva Aprite: Polizia! è assai intrigante: un gruppo di giovani decide di giocare all’Assassino, soltanto che il morto quasi ci scappa d’avvero. L’Assassino è un curioso gioco di società: si distribuiscono le carte, il Re di Picche è il poliziotto, e si deve assentare un attimo; nel frattempo, chi ha pescato il Fante di Fiori, può scegliere la vittima e portare a termine il suo compito, ovviamente in modo simulato. A questo punto il poliziotto ritorna sulla scena e interrogando i presenti deve scoprire chi è il colpevole; un po’ come in un vero processo, i testimoni sono costretti a dire la verità, mentre il killer ha facoltà di mentire. Questo aspetto, su come ci si pone di fronte ad un interrogatorio, è molto interessante, perché spesso non se ne tiene conto quando si guardano i processi in televisione o in altre circostanze simili: il Diritto concede, infatti, la possibilità a chi è colpevole di mentire, senza che questa eventuale falsa testimonianza risulti, di per sé, un’aggravante. Diversa è la situazione di chi è un semplice testimone e, non avendo nulla da perdere, la Legge in questo caso è lapidaria e lo costringe a parlare. Tra l’altro, sarà proprio grazie ad un escamotage nell’ambito dell’interrogatorio dei presenti che il commissario Alzani smaschererà il colpevole. Prima dell’intervento della Polizia, si fa però conoscenza tra i vari convenuti al festino, una manciata di rampolli della buona società che battibecca per sterili questioni sentimentali. Tra questi, da ricordare Stefano (Vanni Materassi), soprattutto perché il play boy che finirà steso sul pavimento, e le ben più accattivanti Adriana (Patrizia Della Rovere), una presenza scenica davvero mozzafiato, e Giovanna, interpretata da Vira Silenti, che sciorina, oltre alla riconosciuta bellezza, il carisma di attrice di rango. Dopo i due casi di omicidio nei primi episodi della serie, il finale della terza puntata alleggerisce un po’ i toni in tal senso, visto che Stefano l’ha scampata. Chissà, forse non si voleva esagerare con i morti ammazzati sullo schermo televisivo; e forse anche il pistolotto moraleggiante con cui il commissario Alzani ammorba più gli spettatori che i bellimbusti della festicciola, avrà presunte motivazioni educative. Per carità, i rampolli in questione, presi a simbolo per la nuova generazione come i gusti musicali lasciano perfettamente capire, sembrano svogliati bambocci ma Alzani con i suoi atteggiamenti paternalistici ci fa una figura persino peggiore. Molto meglio il povero Patanò, peraltro perennemente zittito dal superiore. 


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