1549_TRANCHEES. Francia 2021; Regia di Loup Bureau
Il giornalista francese Loup Bureau, pur se giovanissimo, ha già avuto numerose esperienze nelle zone più calde del pianeta, pagando in prima persona la propensione a svolgere con scrupolo il proprio mestiere. Non aveva ancora terminato i suoi studi, che già vantava reportage in Pakistan, Siria e Egitto; in Turchia venne fermato dalla polizia al confine con l’Iraq e finì addirittura in prigione [pagina web https://fr.wikipedia.org/wiki/Loup_Bureau visitato l’ultima volta il 6 settembre 2024]. Una delle situazioni che prese maggiormente a cuore fu però la questione ucraina: dopo aver documentato le proteste di Euromaidan, ha assistito alla successiva annessione della Crimea. È proprio in quest’occasione che decide di trasformarsi da reporter a cineasta, per meglio documentare l’aggravarsi della crisi con gli scontri nel Donbas che finirono presto per divenire una vera e propria guerra. Nelle immagini del documentario Tranchées, frutto del suo lavoro, troviamo, a contrapporsi, nazionalisti ucraini e separatisti ucraini: ma, stando al comandante della 30° Brigata, non si tratta di una guerra civile. C’era, già al tempo, era il 2015, la consapevolezza da parte ucraina che dietro gli insorti della parte orientale del paese, ci fosse la Federazione Russa, che mirava a mantenere la sua ingombrante influenza inalterata. Nei dialoghi del documentario, ambientato come si intuisce dal titolo nelle trincee ucraine del fronte, ci sono anche osservazioni di natura geopolitica. Niente di particolarmente profondo, si incolpa anche la Unione Europea per il suo badare agli affari, ma certamente si tratta di esternazioni legittime quando ti ritrovi, proprio per queste beghe geopolitiche, a rischiare la pelle in prima linea. Come prevedibile, essendo un documentario, di azione bellica vera e propria non se ne vede poi molta; ma, del resto, quella della Guerra del Donbas è una situazione che ha riproposto per lungo tempo uno stallo simile al primo conflitto mondiale. Non a caso sono tornate in auge le trincee, e ancora non a caso, Bureau opta per una fotografia in bianco e nero che ci riporta alla mente i film sulla Grande Guerra. Si diceva della scarsa attività: nei primi sei minuti non succede letteralmente niente, neanche si sente mezza parola. Poi, nel primo dialogo del film, il comandante chiede “Cosa fanno i nostri «amici»?” La risposta della vedetta è emblematica: “Sono tranquilli”. Proprio come nei racconti sulla Prima Guerra Mondiale, la trincea è un mondo a parte: ci sono persino cani e gatti, a conferire quell’aspetto, diciamo così, «domestico» che, col passare del tempo, riesce ad avere quel solco scavato nella terra e nel fango. C’è anche una donna, nella truppa, e nonostante il nome di battaglia piuttosto inquietante –Persefone, la regina dell’Oltretomba– non sfugge al suo istinto materno e funge un po’ da chioccia per i nuovi arrivati. Ma, per quanto tempo si passi in trincea, questa non avrà mai il sapore di casa, e, visto che siamo al cinema, nemmeno il colore. Bureau sceglie infatti di sottolineare la licenza di uno dei militari inserendo il segmento narrativo inerente del film con immagini a colori; ma è solo una breve pausa, poi si ritorna al grigio della guerra di trincea. Il film è ambientato lungo la linea del fronte presso Svitlodarsk, nel 2015, ed è uscito nel 2021; di lì a poco la cittadina ucraina sarebbe passata sotto la Repubblica Popolare di Donetsk. Chissà se Bureau se l’immagina ancora in bianco e nero.
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