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giovedì 5 settembre 2024

DEAR ODESA

1541_DEAR ODESA Italia 2022; Regia di Kyrilo Naumko.

Arriva dall’Italia, e nello specifico dalla scuola di documentari Zelig di Bolzano, questa interessante e sentita opera dedicata alla città di Odessa. La bellezza della città che si affaccia sul Mar Nero, la cui architettura neoclassica rivaleggiava in bellezza addirittura con San Pietroburgo, è da tempo minacciata. Dice Kyrilo Naumko a supporto del suo documentario di diploma intitolato significativamente Dear Odesa: “Non ho notato esattamente come e quando la vita a Odessa sia diventata insopportabile. Probabilmente negli ultimi due anni ho iniziato a provare una terribile sensazione di disgusto mista con amore. Ero irritato da molte cose: il sindaco che era un criminale, il disinteresse diffuso della maggior parte degli abitanti di Odessa verso i problemi della città e le costruzioni caotiche. Balconi di plastica sulle facciate degli edifici storici, condizionatori d’aria, enormi insegne pubblicitarie: tutti questi sono brufoli sul corpo della mia amata città. Una città che un tempo poteva respirare liberamente. Fino a poco tempo fa, questa era la mia preoccupazione più grande. Ma ora, dopo l'inizio della guerra, l’unica cosa che vorrei è che questa città rimanga in piedi. Odessa, continua a esistere. Ti prego”. [Kyrilo Naumko, Note di regia, dal sito Zeligfilm.it, pagina web https://film.zeligfilm.it/it/zelig/film/dear-odesa visitata l’ultima volta il 24 agosto 2024]. Protagonista del documentario, oltre alla città, è il suo autore, Kirylo, che ritorna a casa per trovare la madre Olha e l’amico Mykyla. I due giovani, rievocando le partite di pallone in cortile dove si immaginavano nei panni dei calciatori famosi degli anni Novanta, riescono solo blandamente a trasmettere l’anima di una città che, pur avendo solo poco più di 200 anni di storia, ha un vissuto denso di eventi anche tragici. Che invece sembra rivivere nelle parole, nei gesti, negli sguardi di Olha; i suoi ricordi, di quando doveva stare attenta a non lasciarsi sfuggire qualche parola in ucraino, per non passare da contadina, la sua capacità di cavarsela, i suoi dubbi sulle tranquillizzanti parole del presidente russo Putin che, nel frattempo, stava, in quei giorni, subdolamente organizzando la sua «operazione speciale». Non una vita semplice, quella di Olha, ma affrontata sempre con una solida ironia. E una donna capace di recuperare, restaurare e vendere due pantere nere (di peluche, d’accordo) nell’arco di nemmeno un’ora di film, possiamo stare certi che riuscirà a cavarsela. Nelle didascalie finali leggiamo che, poi, in definitiva, Olha ha accettato l’offerta della figlia e si è trasferita in Germania prima dell’escalation del conflitto. Poco male; c’è da scommettere che la forza e lo spirito di Olha siano propri di Odessa e la città saprà esaudire le preghiere di Kyrilo.   



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