1541_DEAR ODESA . Italia 2022; Regia di Kyrilo Naumko.
Arriva dall’Italia, e nello specifico dalla scuola di
documentari Zelig di Bolzano, questa interessante e sentita opera dedicata alla
città di Odessa. La bellezza della città che si affaccia sul Mar Nero, la cui
architettura neoclassica rivaleggiava in bellezza addirittura con San
Pietroburgo, è da tempo minacciata. Dice Kyrilo Naumko a supporto del suo
documentario di diploma intitolato significativamente Dear Odesa: “Non
ho notato esattamente come e quando la vita a Odessa sia diventata
insopportabile. Probabilmente negli ultimi due anni ho iniziato a provare una
terribile sensazione di disgusto mista con amore. Ero irritato da molte cose:
il sindaco che era un criminale, il disinteresse diffuso della maggior parte
degli abitanti di Odessa verso i problemi della città e le costruzioni
caotiche. Balconi di plastica sulle facciate degli edifici storici,
condizionatori d’aria, enormi insegne pubblicitarie: tutti questi sono brufoli
sul corpo della mia amata città. Una città che un tempo poteva respirare liberamente.
Fino a poco tempo fa, questa era la mia preoccupazione più grande. Ma ora, dopo
l'inizio della guerra, l’unica cosa che vorrei è che questa città rimanga in
piedi. Odessa, continua a esistere. Ti prego”. [Kyrilo Naumko, Note
di regia, dal sito Zeligfilm.it, pagina web
https://film.zeligfilm.it/it/zelig/film/dear-odesa visitata l’ultima volta il
24 agosto 2024]. Protagonista del documentario, oltre alla città, è
il suo autore, Kirylo, che ritorna a casa per trovare la madre Olha e l’amico
Mykyla. I due giovani, rievocando le partite di pallone in cortile dove si
immaginavano nei panni dei calciatori famosi degli anni Novanta, riescono solo
blandamente a trasmettere l’anima di una città che, pur avendo solo poco più di
200 anni di storia, ha un vissuto denso di eventi anche tragici. Che invece
sembra rivivere nelle parole, nei gesti, negli sguardi di Olha; i suoi ricordi,
di quando doveva stare attenta a non lasciarsi sfuggire qualche parola in
ucraino, per non passare da contadina, la sua capacità di cavarsela, i suoi
dubbi sulle tranquillizzanti parole del presidente russo Putin che, nel
frattempo, stava, in quei giorni, subdolamente organizzando la sua «operazione
speciale». Non una vita semplice, quella di Olha, ma affrontata sempre con una
solida ironia. E una donna capace di recuperare, restaurare e vendere due
pantere nere (di peluche, d’accordo) nell’arco di nemmeno un’ora di film,
possiamo stare certi che riuscirà a cavarsela. Nelle didascalie finali leggiamo
che, poi, in definitiva, Olha ha accettato l’offerta della figlia e si è
trasferita in Germania prima dell’escalation del conflitto. Poco male; c’è da
scommettere che la forza e lo spirito di Olha siano propri di Odessa e la città
saprà esaudire le preghiere di Kyrilo.
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