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martedì 18 ottobre 2022

EGOMANIA - ISLAND WITHOUT HOPE

1136_EGONMANIA - ISLAND WITHOUT HOPE (Egomania. - Insel ohne Hoffnung). Germania Ovest 1986;  Regia di Christoph  Schlingensief.

Il primo termine che identifica questo film è Egomania: qui bisognerebbe capire se il riferimento è interno alla trama – ‘trama’: si fa per dire – dell’opera o se invece provocatoriamente possiamo intenderlo piuttosto al suo autore. In effetti Egomania – Island without hope potrebbe essere un’immersione nell’ego di Cristoph Schlingensief: o meglio, prendendo in prestito le teorie freudiane in proposito, potremmo dire che il film è un viaggio nell’es con qualche irruzione sulla scena del super-ego. Perché l’ego, anche qualora vi fosse un eccesso di autostima, ha o dovrebbe avere una qualche forma di equilibrio (quello raggiunto tra l’es e il super-ego, appunto) condizione che manca a Egomania – Island without hope. Interpretazioni provocatorie a parte, l’allergia artistica di Schlingensief per gli abituali codici narrativi è nota e quindi non stupisce la confezione formale del suo film. Semmai sorprende che, in alcuni passaggi, ci sia una certa attenzione alla composizione della scena secondo i canoni del bello in senso classico. In ogni caso l’autore tedesco conserva tutta la brutalità figurativa di cui è capace, sebbene sulla scena la presenza di una giovanissima Tilda Swinton riesca a far risaltare la dolcezza e la grazia anche in un contesto senza speranza come questa fatidica isola baltica immortalata nel film. A far da sponda alla sua classica poetica è Udo Kier nel ruolo di un folle barone il cui alter ego è l’ancora più folle Zia del Diavolo, che si accompagna a personaggi poco raccomandabili tra cui la strega Ria (una massiccia Anna Fechter) ribollente di sentimenti negativi. Ma come può una singola mente contenere un simile campionario di orrori e stramberie come quello che Schlingensief vomita anche stavolta sullo schermo con il suo stile disomogeneo, surrealista, post-industriale, apocalittico? L’impressione, conoscendo la sua filmografica e cercando di cogliere i riferimenti intellegibili del film – ove possibile – è che la cosa possa essere influenzata dalla situazione vigente al tempo nella Germania Ovest, dove il concentrato del rimorso per il passato nazista (l’es) sia compresso dalle nuove direttive borghesi di soprassedere e pensare a consumare (il super-ego). Non c’è poi quindi da stupirsi se il risultato sia stato un paese rappresentato, tra le altre cose, anche da un cinema come quello di Cristoph Schlingensief.   




Tilda Swinton



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