810_MAYERLING . Francia, Regno Unito, 1968; Regia di Terence Young.
Quando si pensa a Terence Young inevitabilmente ci si
ricorda i primi mitici film della serie di James Bond. Bei film, divertenti,
certo, e che hanno avuto l’indiscutibile merito di creare un’icona
cinematografica tra le più importanti di sempre, l’agente segreto 007. Un
posto, seppure all’ombra del personaggio dei film e della figura di Sean
Connery (il protagonista), nella Storia
del Cinema Young se l’è quindi ritagliato in modo onorevole. Buon per lui
perché a referto, nella sua pur rispettabile carriera di regista, va messo
anche il mezzo pasticcio di Mayerling,
film del 1968. Ora, non è che il film sia scandaloso o eccessivamente sciatto,
per carità, ma quello che si profilava, vedendo gli ingredienti, era un’opera
del calibro de Il Dottor Zivago
(1965, per la regia, di David Lean, autore effettivamente di altra pasta) tanto
per fare un comodo esempio. C’era un’epoca storica al suo apice, sia nel bene
che nel male, e c’era una vicenda che arrivava all’assoluto, tanto in chiave romantica quanto in quella tragica. Il
cast messo a disposizione dalla produzione anglofrancese per Mayerling era da far tremare i polsi:
Omar Sharif (il citato Il Dottor Zivago
ma presente anche in Lawrence d’Arabia, sempre di
Lean) è l’Arciduca Rodolfo; una splendida Catherine Deneuve (già Bella di giorno in Bunuel e tanto altro)
è la baronessa Maria Vetsera; la divina Ava Gardner, una delle ultime dive di
Hollywood, è Elisabetta di Baviera, ovvero Sissi, la madre di Rodolfo; e poi
James Mason è Francesco Giuseppe e James Robertson Justice è Edoardo Principe
di Galles. Nessuno di loro lascerà però il segno; l’unica, a riuscire a bucare un minimo lo schermo è Geneviève
Page, nel secondario ruolo della Contessa Larisch, che sprigiona verve e
sensualità in ogni fotogramma che la vede sullo schermo. Non è questione né di
bellezza né di capacità artistiche, perché
La scelta di una messa in scena rarefatta non paga sostanzialmente perché a Young manca forse proprio questo tipo di registro. Diverso il caso di Ava Gardner che, pur se in splendida forma, sembra un po’ fuori posto: Ava non era attrice che si potesse relegare in un angolo e il suo fungere soltanto da comparsa di lusso non funziona, ancora una volta non per limiti dell’interprete. Il protagonista, Omar Sharif, si barcamena come può, facendo appello con professionalità al proprio mestiere. Ma se pensiamo che interpreta il ruolo di un erede al trono di uno degli imperi più gloriosi di sempre, che è al centro di un momento storico cruciale con le richieste ungheresi di assumere la guida del loro paese e che, nel frattempo, ha una storia d’amore con una donna bellissima ma che alla fine si macchia di omicidio dell’amata e di suicidio, beh francamente era lecito aspettarsi di più di una prestazione di routine. James Mason e James Robertson Justice gigioneggiano da par loro, in chiave diversa e opposta, evidentemente: Francesco Giuseppe è severo e impettito e il Principe di Galles pensa solo a divertirsi, ma sono poco più che figure bidimensionali, perché dire macchiette sarebbe poco rispettoso per il loro rango reale. Insomma, una delle tragedie della storia finita cinematograficamente nelle mani sbagliate. Rimane giusto qualche immagine, forse qualche scena, con la bellezza delle Deneuve e la musica di Lai a ben interpretare il tema.
Catherine Deneuve
Ava Gardner
Geneviéve Page
tempo fa avevo un vicino di casa, classe 1932... viveva in una piccola casetta in mezzo a un terreno sconfinato proprio a due passi da me, era separato dalla moglie già da un po' ma ogni volta che parlava di lei la paragonava a Ava Gardner :)... e lo diceva orgoglioso indicando una foto della moglie appesa alla parete, una foto da giovane dove in effetti si notava una forte somiglianza con l'attrice...
RispondiEliminaera una gran brava persona :)))
E la moglie doveva essere una gran bella donna! Assomiliante ad Ava Gardner, 'mazza!
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