588_IL KENTUCKIANO (The Kentuckian); Stati Uniti, 1955. Regia di Burt Lancaster.
Esordio alla regia per l’attore Burt Lancaster, Il kentuckiano è un film che lo vede
protagonista di una storia ambientata nei primi anni del 1800, agli arbori
della corsa all’ovest che verrà poi resa celebre nel genere western. Il nostro
uomo è Elias Wakefield, e decide di andare dal Kentucky al Texas insieme al
figlio e al cane Faro, in cerca di orizzonti più ampi e lasciarsi alle spalle
l’ormai troppo affollato territorio
natio. Il ragazzo, che si chiama esattamente come il padre, è un bambino di 8/9
anni e, in un certo senso, simboleggia la spinta all’ovest, la famosa conquista
del west, forse meglio di quanto non lo faccia il padre. Beninteso il film non
ha grandi ambizioni metaforiche e Lancaster alla regia non mostra particolari
sottigliezze; la sua è una direzione ordinaria che ben si esprime nelle scene
d’azione tra cui vanno ricordate quella dello scontro fisico
tra Elias e Bodin (Walter Matthau), quella della bisca sul battello e la resa
dei conti finale coi fratelli Frome. Anche dal punto di vista del ritmo non
tutto fila liscio ma la pellicola si lascia comunque guardare anche grazie ad
un aspetto tecnico di prim’ordine: Cinemascope e Technicolor, musiche di
Bernand Hermann, fotografia di Ernest Laszlo, il tutto a garantire un elevato
standard di qualità tecnico-produttivo. Un piccolo rilievo interessante è il
fatto che il padre si lasci corrompere
dalla civiltà molto più facilmente del figlio, che rimane fedele ai propositi
iniziali. L’uomo è ingenuo tanto quanto
il figlio, inizialmente, ma quando capisce come girano gli affari (nella scena
della bisca sul battello) perde le motivazioni di andare nel Texas. Anche la
scelta della futura moglie sembra andare in quel senso, con i favori che cadono
su Susie (Diana Lynn), la maestrina del paese.
Paese che ha un nome curioso,
Humility (umiltà) e dove, in effetti, i nostri verranno umiliati più di una
volta per la loro ingenuità prima di venire accettati. Percorso opposto di
Faro, il loro cane, che in un primo momento riesce ad insediarsi sul divano del
salotto del fratello di Elias, ma col tempo finirà legato alla corda. Comunque la
tenacia del ragazzino e la sua voglia di Texas saranno più forti di tutte le
altre spinte, comprese quelle sentimentali: per la maestrina in effetti, Elias
aveva mostrato reale interesse amoroso ma, nel finale, ascolterà le istanze del
figlio, preferendole Annah, una ragazza sicuramente più avvezza alla vita
ruspante dei pionieri.
Insomma, l'America del tempo sembrava avvalorare il noto proverbio: val più la pratica della grammatica.
Diana Lynn
Dianne Foster
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