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mercoledì 3 giugno 2020

MARY A MEZZANOTTE

578_MARY A MEZZANOTTE (Midnight Mary); Stati Uniti, 1933. Regia di William A. Wellman.

Un noir con venature melodrammatiche che si avvale ancora delle libertà pre-codice Hays mettendo al centro della scena una ragazza che passa buona parte della pellicola sulla cattiva strada: questo per inquadrare, per sommi capi, Mary a mezzanotte, per la regia di William A. Wellman. Mary, la ragazza in questione, ha le sembianze, assai apprezzabili, di Loretta Young; l’attrice sfodera una prestazione di tutto rispetto, spalancando gli occhioni con maestria, sebbene siano le notevolissime gambe a riscuotere il maggiore successo nello sviluppo della trama. E dire che non le scopre praticamente mai: le basta una gonna appena sotto alle ginocchia per ottenere effetti sorprendenti, come con l’anziano collega d’ufficio che perde la trebisonda guardandola mentre le accavalla in modo discreto, eppure intrigante. Una scena spiazzante, a suo modo, per la sua sconvenienza: l’attempato signore si copre certo di ridicolo ma, in un certo senso, la sua è una dichiarazione, per quanto sui generis, tra le più oneste che si siano viste al cinema. E’ facile che siano moltissimi gli uomini anziani che si innamorano di donne molto più giovani: in genere, al cinema, l’uomo in questi casi assume un atteggiamento paterno, ma nella realtà non saranno pochi a condividere la passione di questo anonimo impiegato del film di Wellman. Passione, come quella per le gambe della Young, a quei tempi ai vertici e già celebrata dai precedenti Ridi Pagliaccio (1928, regia di Herbert Brenon) e Loose ankles (1930, di Ted Wilde). 

Mary a mezzanotte fila via piacevole, scorrendo insieme alle varie annate sui dorsi dei registri della sala d’aspetto per gli imputati in attesa di sentenza: un espediente originale, che rafforza la parentela col dramma sentimentale che questo film di gangster vede continuamente affiorare anche da dettagli come questo, abitualmente tipici del melodramma. Per non parlare del finale, dove i due protagonisti del lieto fine, Mary e l’amato Mr. Mannering Jr (Franchot Tone) fanno gara a chi si sacrifica di più per l’altro. Però il film non è affatto un drammone dal sentimentalismo esasperato: ci sono i gangster come Leo (Ricardo Cortez), le  pupe come Mary o Bunny (Una Merkel), i tipi comici come Samuel (Andy Devine) o Angelo (Warren Hymen), e le sparatorie, gli inseguimenti, insomma Wellman non sta certo con le mani in mano e organizza un film denso di avvenimenti che di sicuro non annoia e, altrettanto di sicuro, è confezionato a dovere in tutti i suoi aspetti. Benissimo la Young.       



Loretta Young










Uma Merkel



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