565_IL BACIO DELLA PANTERA (Cat people), Stati Uniti 1942. Regia di Jacques Tourneur.
Il cinema dell’orrore aveva spopolato negli anni 30
principalmente grazie ai famosissimi film Universal (Dracula, Frankenstein, L’uomo invisibile eccetera) ma con il
nuovo decennio, lo stanco ripetersi dei soliti cliché nei molteplici seguiti
delle rispettive saghe, cominciava a mostrare un po’ il fiato corto. Il
produttore della RKO Val Newton decise allora di provare ad imprimere una
svolta nel genere, che tenesse maggiormente conto delle nuove tendenze che ispiravano
negli stessi anni l’ascesa del noir, il cinema che meglio rappresentò gli anni
40 del XX secolo. Così Jacques Tourneur, chiamato alla regia, utilizzò al
meglio le luci e le ombre di chiara ispirazione espressionista per mettere
sulla pellicola tutti i dubbi, i timori, le insinuazioni che sono la vera
matrice della paura evocata dal superbo precursore del nuovo filone horror: Il bacio della pantera. Nel film dominano
gli elementi equivoci e niente è chiarito fino in fondo, e proprio in questa
ambiguità risiede il disagio indotto nello spettatore. Il tema raccontato è
l’innamoramento da parte di un tipico e pragmatico uomo americano (un ingegnere
navale), Oliver Reed (Kent Smith), di una affascinante disegnatrice di moda di
origine slava, Irena (una sensualissima e perfettamente felina Simone Simon).
La ragazza è convinta di essere in qualche modo coinvolta nelle ataviche
leggende del paese d’origine, e quindi teme che, qualora avesse rapporti
sessuali con l’uomo che ama e sposa (ma perfino un bacio potrebbe bastare),
potrebbe addirittura trasformarsi in una pantera.
La situazione rimane così in
uno stallo che non facilita certo la convivenza e la contemporanea amicizia
tra Oliver e la collega di lavoro Jane (Alice Moore) scatena la gelosia di
Irena e alimenta le tensioni tra la coppia. A quel punto, viste le difficoltà
della ragazza ad accettare le regole della convivenza nuziale, viene coinvolto
uno psichiatra, il dottor Judd, che però rimane vittima del fascino di Irena.
Su questo intreccio sentimentale si innestano le scene equivoche, ambigue, che
prendono maggiormente di mira Jane (la scena dei passi sulla strada e quella
notevole della piscina), lasciando intendere che la ragazza sia vittima della
gelosia di Irena e alimentando i sospetti sulla natura infida e sovrannaturale di
quest’ultima. Soltanto nel finale, però, le carte si svelano meglio, fino al
fatale confronto tra Irena e il dottor Judd che cede alla tentazione di
baciarla dando il via alla malefica trasformazione. Il film gode di una confezione
formale eccellente, grazie ad un uso sapiente delle luci e alla magnetica
interpretazione della Simon, splendidamente felina anche più della pantera
dello zoo, che perde infatti il confronto con l’attrice sia in bellezza che in
pericolosità.
Jane Randolph
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