434_THE GREY ; Stati Uniti 2012. Regia di Joe Carnahan.
Thriller che si affida soprattutto ad una dirompente colonna
sonora degli effetti, The Grey di Joe
Carnahan è un film ambientato nella freddissima Alaska. John Ottway (un intenso
Liam Neeson) fa il cacciatore per conto di una compagnia petrolifera e il suo
compito è proteggere i lavoratori dall’attacco delle belve feroci,
prevalentemente lupi. Il rapporto con la morte sembra toccarlo da vicino, non
solo per via del suo dispensarla agli animali: è turbato, e pensa addirittura al
suicidio. E’ evidente, anche dalla lettera che sta scrivendo, che c’è
dell’altro. Comunque il suo turno di lavoro finisce e si imbarca su un aereo che
lo riporterà a casa: almeno quello era il programma, ma una tempesta si mette
di mezzo e il velivolo precipita nel nulla innevato e ghiacciato del
freddissimo stato americano. Naturalmente Ottway si salva e insieme a lui un
piccolo gruppo di uomini, tra cui vale la pena segnalare John Diaz, (Frank
Grillo), il bullo della compagnia che, a suo spese, imparerà a stare al mondo
(ironia della sorte) perdendo la vita nel tentativo di cavarsela nel dopo-disastro aereo. Infatti, se scamparla
ad un simile incidente pare a qualcuno dei sopravvissuti un benevolo segno
divino, questo qualcuno non ha fatto i conti con i lupi che approfittano della
situazione per attaccare il gruppo di uomini. Si scatena così una battaglia,
nella quale si mettono in mostra il capobranco, un enorme lupo quasi surreale,
e ovviamente Ottway, a sua volta capobranco
degli umani. La similitudine tra i due schieramenti è esplicitamente rilevata
da Diaz e già solo questo fatto smorza un po’ il valore simbolico della cosa.
E nonostante il continuo ricercare da parte del regista passaggi toccanti (riuscendo nello scopo in un
paio di occasioni), The Grey rimane
nella memoria più che altro per gli spaventi, provocati prevalentemente con
efficacia dalle improvvise impennate degli effetti sonori, più che da quanto mostrato
sullo schermo. Che pecca anche un po’ troppo di credibilità: è evidente che si tratta
di un’opera di finzione, ma passaggi come la fune improvvisata, il tuffo dal
dirupo o il bagno dell’acqua gelida a cui Ottway sopravvive senza eccessivi
patemi, sono più duri da digerire dell’artificiale aspetto delle belve,
capobranco in testa. Alla fine rimane il solo Ottway, per gli umani: l’uomo
contro la Natura ,
fredda e ostile. Non c’è dio, infatti, tra le montagne dell’Alaska, o almeno ne
Ottway ne Carnahan ce lo trovano. E allora il nostro protagonista deve
arrangiarsi a far da solo, anche il momento religioso:
e proprio mentre osserva le foto dei compagni, dei loro cari, in un momento che
vuole essere intimo, ecco che si accorge di essere nella tana del nemico. E gli
inquilini, i lupi, tra cui l’enorme capobranco, sono in casa. Non certo un periodo
fortunato, per il nostro amico.
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