424_IL DIO SERPENTE ; Italia, 1970. Regia di Piero Vivarelli.
Dopo il deludente lavoro sulla trasposizione cinematografica
del fumetto Satanik, Piero Vivarelli
ci prova con Il Dio Serpente, basato
su un proprio soggetto al quale collabora anche come sceneggiatore. In sé il
film è solo leggermente migliore del precedente lungometraggio, ma possiede
alcune note caratteristiche che lo rendono, a suo modo, da ricordare. L’opera,
un film erotico avventuroso, all’epoca, nel 1970, diede scandalo per alcune
scene piccanti, nonostante fossero censurati i passaggi più caldi. Tuttavia non
è certo per il blando erotismo che Il Dio
Serpente è degno di nota (posto che lo sia). Il punto centrale del suo
motivo di interesse è la presenza di una splendida ventunenne di nome Nadia
Cassini, qui al primo ruolo di rilievo, e che (ahinoi) nel proseguo della
carriera si perderà in troppe insulse commedie scollacciate. Peccato, perché la Cassini aveva quel che si
dice, il physique du rôle, e ce
l’aveva in tutto e per tutto. Poi, è chiaro: non si pretende certo che la
ragazza divenisse una nuova Katharine Hepburn, ma poteva almeno frequentare più
assiduamente il cinema di genere
italico, il thriller ad esempio, che nel complesso è stato certamente più
significativo delle nostrane commedie di serie Z. Oltre ad una buona confezione
formale d’insieme, gli altri elementi interessanti dell’opera di Vivarelli sono
la colonna sonora e il tema trattato. Le musiche di Augusto Martelli hanno
alcuni passaggi molto efficaci, tra cui il celebre brano Djamballà (in realtà scritto, pare, da Dario Baldan Bembo).
La
qualità generale della traccia musicale è però inficiata da qualche musichetta
caraibica di troppo e dalla eccessiva durata dei riti tribali. Qui si vede il
limite di Vivarelli, che dimostra di non avere il senso del ritmo perdendo
troppe volte il filo: il film ha già numerosi momenti di stanca di suo, a cui
si aggiungono gli estenuanti passaggi rituali. Il tema esotico è però
interessante e pazienza se c’è qualche passaggio didascalico, come quello in
cui Stella (Beryl Cunningham) rinfaccia al malcapitato Tony (Sergio Tramonti)
tutte le colpe del colonialismo europeo. L’idea, non certo originale, è
comunque valida, e verrà percorsa in futuro al cinema nostrano, che troverà
proprio nella sponda esotica lo spunto per creare un genere ex-novo, il cannibal italiano.
La bottiglia di J
& B Scotch Whisky sulla barca, la splendida ragazza, il distinto uomo
d’affari (Bernard, interpretato da Galeazzo Bentivoglio), la musica evocativa,
un po’ di esotismo inquietante, (Djamballa, il
Dio Serpente) e, a condire in modo piccante, una spruzzata di erotismo: gli
ingredienti c’erano già tutti. Verrebbe da dire che mancava un regista di manico ma, nonostante la noia,
Vivarelli, a patto di pensare alla Cassini che gira in bikini per il suo film,
stavolta la scampa.
Nadia Cassini
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