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sabato 12 ottobre 2019

IL DIO SERPENTE

424_IL DIO SERPENTE ; Italia, 1970Regia di Piero Vivarelli.

Dopo il deludente lavoro sulla trasposizione cinematografica del fumetto Satanik, Piero Vivarelli ci prova con Il Dio Serpente, basato su un proprio soggetto al quale collabora anche come sceneggiatore. In sé il film è solo leggermente migliore del precedente lungometraggio, ma possiede alcune note caratteristiche che lo rendono, a suo modo, da ricordare. L’opera, un film erotico avventuroso, all’epoca, nel 1970, diede scandalo per alcune scene piccanti, nonostante fossero censurati i passaggi più caldi. Tuttavia non è certo per il blando erotismo che Il Dio Serpente è degno di nota (posto che lo sia). Il punto centrale del suo motivo di interesse è la presenza di una splendida ventunenne di nome Nadia Cassini, qui al primo ruolo di rilievo, e che (ahinoi) nel proseguo della carriera si perderà in troppe insulse commedie scollacciate. Peccato, perché la Cassini aveva quel che si dice, il physique du rôle, e ce l’aveva in tutto e per tutto. Poi, è chiaro: non si pretende certo che la ragazza divenisse una nuova Katharine Hepburn, ma poteva almeno frequentare più assiduamente il cinema di genere italico, il thriller ad esempio, che nel complesso è stato certamente più significativo delle nostrane commedie di serie Z. Oltre ad una buona confezione formale d’insieme, gli altri elementi interessanti dell’opera di Vivarelli sono la colonna sonora e il tema trattato. Le musiche di Augusto Martelli hanno alcuni passaggi molto efficaci, tra cui il celebre brano Djamballà (in realtà scritto, pare, da Dario Baldan Bembo). 

La qualità generale della traccia musicale è però inficiata da qualche musichetta caraibica di troppo e dalla eccessiva durata dei riti tribali. Qui si vede il limite di Vivarelli, che dimostra di non avere il senso del ritmo perdendo troppe volte il filo: il film ha già numerosi momenti di stanca di suo, a cui si aggiungono gli estenuanti passaggi rituali. Il tema esotico è però interessante e pazienza se c’è qualche passaggio didascalico, come quello in cui Stella (Beryl Cunningham) rinfaccia al malcapitato Tony (Sergio Tramonti) tutte le colpe del colonialismo europeo. L’idea, non certo originale, è comunque valida, e verrà percorsa in futuro al cinema nostrano, che troverà proprio nella sponda esotica lo spunto per creare un genere ex-novo, il cannibal italiano. 

La bottiglia di J & B Scotch Whisky sulla barca, la splendida ragazza, il distinto uomo d’affari (Bernard, interpretato da Galeazzo Bentivoglio), la musica evocativa, un po’ di esotismo inquietante, (Djamballa, il Dio Serpente) e, a condire in modo piccante, una spruzzata di erotismo: gli ingredienti c’erano già tutti. Verrebbe da dire che mancava un regista di manico ma, nonostante la noia, Vivarelli, a patto di pensare alla Cassini che gira in bikini per il suo film, stavolta la scampa.        



Nadia Cassini








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