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mercoledì 16 ottobre 2019

LA CAROVANA DELL'ALLELUIA

427_LA CAROVANA DELL'ALLELUIA (The Hallelujah Trail); Stati Uniti, 1965Regia di John Sturges.

I titoli di testa di questo western scorrono su immagini animate: praticamente siamo di fronte ad un cartoon. Ed è un bel biglietto da visita per lo spettacolo seguente, ovvero il corpo del film, visto che La carovana dell’alleluia si risolve come una sorta di parodia del genere western. Intendiamoci, il regista John Sturges non lesina gli sforzi, sia dal punto dell’intreccio che della messa in scena: ci sono ambientazioni e numerosi passaggi molto curati e in perfetto stile coi classici del genere. Ma siamo già alla metà degli anni 60 e il regista si rende conto che il western è un genere che deve essere aggiornato: le figure eroiche che dieci anni prima erano credibili, alle soglie della contestazione sessantottina cominciano a segnare il passo. In ogni caso il film si presenta come un western dei bei tempi, sotto più di un punto di vista. Ad esempio, la musica, opera del formidabile Elmer Bernstein, è notevole e va annoverata tra le migliori di sempre. E poi il cast è davvero sontuoso: Burt Lancaster è l’impettito colonnello; la splendida Lee Remick è nei panni, assai poco credibili, di una trascinante leader del Movimento della Temperanza; e poi Jim Hutton, Pamela Tiffin, Donald Pleasence, Brian Keith, Martin Landau, insomma, molta carne al fuoco. E anche la storia stessa è particolarmente elaborata, tanto che nel film i disegni animati ci ritornano in soccorso, per mostrare i movimenti sul terreno durante i concitati scontri tra colonne di soldati, carovane trasportanti generi alcolici, indiani, dame della temperanza in trasferta, milizie cittadine assetate di whiskey. 

Il tutto sempre in tono più che ironico, si potrebbe dire farsesco, e valga per esempio la scena nel finale coi soldati a girare in tondo, alla maniera indiana, agli stessi pellerossa assediati in postazione circolare. Il film è godibile, ma ha sicuramente un limite in qualche lungaggine di troppo: alcune scene sono un po’ troppo insistite, il che mal si concilia con il tono semicomico; ad esempio, quello della battaglia nella tempesta di sabbia è un passaggio un po’ stucchevole. Ma la storia si lascia vedere, è ben diretta, e poi c’è Burt Lancaster, che è eccellente nel dipingere un colonnello che si rifugia in modo convinto nel regolamento per fronteggiare situazioni via via sempre più assurde. Insomma, è finita un’era ma non è il caso di farne una tragedia: meglio una farsa. 

Il che non depone granché bene come bilancio generale ad uno dei generi hollywoodiani per antonomasia, soprattutto perché ci si riferisce al suo periodo più splendente e meglio rappresentate gli Stati Uniti d’America e le loro origini. Viene in mente il motto che pare sia da attribuire agli anarchici di fine ‘800, poi ripreso dai contestatori sessantottini: la fantasia distruggerà il potere, e una risata vi seppellirà. In La carovana dell’alleluia la fantasia, (i cartoon, le soluzioni narrative bizzarre) ha davvero distrutto il potere, (incarnato nel colonnello e nel suo amato regolamento); con le risate Sturges seppellisce definitivamente il western classico.    







Pamela Tiffin




Lee Remick









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