427_LA CAROVANA DELL'ALLELUIA (The Hallelujah Trail); Stati Uniti, 1965. Regia di John Sturges.
I titoli di testa di questo western scorrono su immagini animate: praticamente siamo di fronte
ad un cartoon. Ed è un bel biglietto da visita per lo spettacolo
seguente, ovvero il corpo del film, visto che La carovana dell’alleluia si risolve come una sorta di parodia del
genere western. Intendiamoci, il regista John Sturges non lesina gli sforzi, sia dal
punto dell’intreccio che della messa in scena: ci sono ambientazioni e numerosi
passaggi molto curati e in perfetto stile coi classici del genere. Ma siamo già alla metà degli anni 60 e il
regista si rende conto che il western è un genere che deve essere aggiornato:
le figure eroiche che dieci anni prima erano credibili, alle soglie della
contestazione sessantottina cominciano a segnare il passo. In ogni caso il film
si presenta come un western dei bei tempi, sotto più di un punto di vista. Ad
esempio, la musica, opera del formidabile Elmer Bernstein, è notevole e va
annoverata tra le migliori di sempre. E poi il cast è davvero sontuoso: Burt
Lancaster è l’impettito colonnello; la splendida Lee Remick è nei panni,
assai poco credibili, di una trascinante leader del Movimento della Temperanza; e poi Jim Hutton, Pamela Tiffin, Donald
Pleasence, Brian Keith, Martin Landau, insomma, molta carne al fuoco. E anche
la storia stessa è particolarmente elaborata, tanto che nel film i disegni
animati ci ritornano in soccorso, per mostrare i movimenti sul terreno durante
i concitati scontri tra colonne di soldati, carovane trasportanti generi
alcolici, indiani, dame della temperanza in trasferta, milizie cittadine
assetate di whiskey.
Il tutto sempre in tono più che ironico, si potrebbe dire
farsesco, e valga per esempio la scena nel finale coi soldati a girare in
tondo, alla maniera indiana, agli stessi pellerossa assediati in postazione
circolare. Il film è godibile, ma ha sicuramente un limite in qualche
lungaggine di troppo: alcune scene sono un po’ troppo insistite, il che mal si concilia
con il tono semicomico; ad esempio, quello della battaglia nella tempesta di
sabbia è un passaggio un po’ stucchevole. Ma la storia si lascia vedere, è ben
diretta, e poi c’è Burt Lancaster, che è eccellente nel dipingere un colonnello
che si rifugia in modo convinto nel regolamento per fronteggiare situazioni via
via sempre più assurde. Insomma, è finita un’era ma non è il caso di farne una
tragedia: meglio una farsa.
Il che non depone granché bene come bilancio
generale ad uno dei generi hollywoodiani per antonomasia, soprattutto perché ci
si riferisce al suo periodo più splendente e meglio rappresentate gli Stati
Uniti d’America e le loro origini. Viene in mente il motto che pare sia da
attribuire agli anarchici di fine ‘800, poi ripreso dai contestatori
sessantottini: la fantasia distruggerà il
potere, e una risata vi seppellirà. In
La carovana dell’alleluia la fantasia, (i cartoon, le soluzioni narrative
bizzarre) ha davvero distrutto il potere, (incarnato nel colonnello e nel suo
amato regolamento); con le risate Sturges seppellisce definitivamente il
western classico.
Pamela Tiffin
Lee Remick
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