116_LA CITTA' E' SALVA (The enforcer). Stati Uniti 1951; Regia di Bretaigne Windust
Nell’incedere inesorabile di
una trama asciutta e strettamente legata alle indagini della polizia, in
questo La città è salva si può certamente intravvedere la
solida mano di un grande narratore per immagini come Raoul Walsh. In realtà le
cronache relegano Walsh al ruolo di regista non accreditato, accanto al
legittimamente riconosciuto autore dell’opera, Bretaigne Windust. Al quale,
vista la formazione teatrale, forse dobbiamo le molte scene d’interno, dove il
procuratore distrettuale Martin Ferguson (un coriaceo Humprey Bogart), cerca,
dentro una laboriosissima indagine, la chiave per incastrare Mendoza. Questi è la
mente criminale a capo di una organizzazione che commette omicidi senza
apparente motivo, salvo poi ricattare quelle persone che potevano avere un
movente e quindi sono le maggiori sospettate. Lo sviluppo della storia si
compie quasi completamente in alcuni flash-back che, in qualche
caso, si sovrappongono; se questo può conferire alla pellicola una parziale
sensazione di immobilità, accentuata anche dall’incapacità degli investigatori
di fare sostanzialmente passi avanti nell’indagine, la drammaticità delle scene
di azione riesce a mettere un certo vigore nella narrazione. Mendoza è in
carcere ma, morto l’unico testimone chiave, mandarlo a processo senza prove
equivarrebbe ad assolverlo direttamente: il tempo scorre, e la tensione sale
mentre Ferguson si scervella per riannodare i passaggi della trama e trovare lo
spiraglio decisivo.
L’idea di un organizzazione che commette omicidi senza movente se non il successivo ricatto dei sospettabili, è geniale; lo sviluppo, come si diceva è sobrio, teso e interessato solo ai passaggi narrativi dell’indagine. Bogart tiene da par suo il centro del ring, bene anche Ted de Corsia nei panni di Rico, uno degli uomini della gang, e Everett Sloane in quelli del genio del crimine Mendoza. Alla fine, Ferguson trova la soluzione e, come recita il titolo italiano, La città è salva.
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