122_LA FRUSTATA (Backlash). Stati Uniti, 1956; Regia di John Sturges.
Innanzitutto va chiarito l’equivoco del titolo: La frustata, recita la distribuzione
italiana, ma anche se la protagonista femminile si aggira con una frusta in
cuoio nero, di frustate non se ne vedono, a meno che esistano versioni del film
in cui sia mancante proprio questa scena. Verificando la durata della
pellicola, non si direbbe, e quindi prendiamo per buono che il titolo italiano
è una libera interpretazione di quello originale, Backlash. Questi è un termine che dovrebbe intendersi come forte sentimento di reazione, contraccolpo,
rinculo e, a questo punto, forse anche colpo di
frusta come in genere si utilizza negli incidenti. Quindi, in un certo
senso, il titolo scelto per la versione italiana è pertinente, seppur in modo
non evidentissimo. Venendo all’opera da un punto di vista più pratico, va
subito detto che il regista John Sturges conferma il talento mostrato finora
nei suoi precedenti film (Giorno
maledetto valga come uno dei migliori esempi), dirigendo un western
atipico, che ha per protagonista un Richard Widmark in gran spolvero. Il suo
personaggio, Jim Slater, non è il campione tutto d’un pezzo di tanti altri film
western dell'epoca, ma è più contradditorio, più sofferto, e Widmark appare perfetto nel
rendere le difficoltà che comporta l’essere anche semplicemente un uomo giusto
e corretto. Al suo fianco si schiera, ma in modo costantemente ambiguo, la
protagonista femminile, Karyl Orton, quella che gira con la frusta in cuoio
nero, alla quale presta le grazie una deliziosa Donna Reed.
La ragazza ha un comportamento più opportunistico
rispetto a Jim e, soprattutto nel finale, prova a condizionarlo in tal senso; è
in quel frangente che l’uomo dimostra la tempra dell’eroe restando fedele ai
suoi ideali. E’ un passaggio narrativo non da poco: c’è da salvare, a rischio
della proprio vita, un gruppo di uomini che sono sotto la minaccia di un
agguato, e Karyl cerca di convincere Jim a non curarsene. Meno male che l’uomo testimonia
coi fatti che è possibile dare più importanza alla propria coscienza piuttosto
che ad una donna bella, anzi, diciamo pure molto bella. Per altro, con la donna
il rapporto è controverso e i due, oltre a qualche prevedibile effusione, si
scambiano anche sonori schiaffoni: fa specie vedere Widmark andare quasi al
tappeto per il colpo della Reed, ma lo fa anche vedere la violenza con cui l’uomo
carica la sberla quando è il suo turno.
La frustata del
titolo è invece morale ed è quella che subisce Slater quando scopre la vera
natura del patrigno. Tutta la vicenda narrata è la ricerca dell’unico
sopravvissuto di un gruppo di sei uomini, che avevano un tesoro e che furono massacrati
dagli indiani Apaches. In realtà i morti furono cinque, mentre il sesto aveva
infimamente osservato l’eccidio di nascosto, per potersi tenere tutto il
bottino per sé; Slater crede che il patrigno sia uno dei caduti, e reclama
vendetta. Sempre più prosaica Karyl che, pur ritenendo il marito uno dei cinque, semplicemente
intende riscuotere la sua quota di denaro. Slater avrà l’amara sorpresa di
scoprire che Bonniver (John McIntire),
il sopravvissuto, è il suo patrigno: ovvero l’infame che aveva lasciato
massacrare i suoi compagni per potersi appropriare dell’oro senza dividerlo con
nessuno. Ovviamente si arriverà alla resa dei conti.
Un western molto bello con un protagonista più problematico del solito,
ma che riesce ugualmente a reggerne il ruolo; insidiosa e ambigua la figura
femminile. In sostanza, il film è un western del periodo classico, pieni anni 50, ma Sturges sembra già riflettere su quanto sia difficile rimanere moralmente integri di fronte alle avversità della vita in un paese tanto selvaggio come l'America. E, stando a questo La frustata, dal versante femminile, se può arrivare una dote di bellezza e senso pratico, in questo senso non c'è da aspettarsi un grande aiuto.
Donna Reed
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