123_23 PASSI DAL DELITTO (23 paces to Baker Street). Stati Uniti, 1956; Regia di Henry Hathaway.
23 passi dal delitto è un giallo molto
interessante e ben costruito, diretto dal regista Henry Hathaway che conferma
pienamente la solida mano narrativa già mostrata nei molti film al suo attivo.
Il riferimento del titolo è alla Baker Street londinese (teatro delle gesta di
Sherlock Holmes), distante solo 23 passi dall’appartamento dove è alloggiato
Phillip Hannon (Val Johnson), un commediografo americano divenuto cieco e ora in
tournée con la sua pièce teatrale di scena appunto nella capitale inglese. Nel
suo prolungato soggiorno londinese è forse sottointeso anche un tentativo di
sfuggire alla fidanzata Jean (nientemeno che Vera Miles), con la quale comunque
lo scrittore chiarisce, una volta che questa lo raggiunge in Inghilterra, di
voler interrompere il rapporto. E, a questo punto i debiti, seppure ben camuffati, nei confronti del celebre, e di poco precedente, capolavoro hitchcockiano La finestra sul cortile cominciano a
divenire troppi per passare inosservati. Il protagonista con handicap (là su
una sedia a rotelle, qua non vedente), la sua professione artistica (uno fotografo e l’altro scrittore), il suo utilizzo di
uno strumento tecnico (la macchina fotografica e il registratore), e il fatto
che proprio a causa della menomazione intuisca qualcosa di losco (Jimmy
Steward costretto alla sedia a godersi il panorama sul cortile lo intravvede
nelle finestre di fronte mentre il personaggio di Val Johnson sente un dialogo
poco chiaro in virtù di un udito più allenato per sopperire alla mancanza della
vista); ah già, e per chiudere, per entrambi gli uomini una ragazza fin troppo
oppressiva (Grace Kelly in Rear window
e la Miles in
questo caso).
Detto questo, va chiarito che la cosa non disturba
affatto anzi, è un’ulteriore traccia narrativa che si sovrappone, senza
infastidirle, a quelle che tessono l’intrigo giallo che si snoda durante il
lungometraggio. Anche in questo caso, come in La finestra sul cortile, il protagonista avvisa per tempo la
polizia, che prende però sottogamba l’avvertimento; e così il nostro Hannon
procederà in proprio le indagini. Hathaway conosce il mestiere e dirige le
sequenze di suspense con autorevolezza e il racconto, se pure ha una trama un
po’ tortuosa, si fa via via sempre più avvincente, fino alle scena finale
nell’appartamento al buio. Bene gli interpreti: forse eccessivamente melodrammatico Val Johnson, mentre Vera Miles si mantiene fin troppo
compunta.
Da sottolineare la presenza della magnetica
Patricia Laffan, qui nelle vesti sia dell’altera miss MacDonald, sia dell’oscuro rivale nello scontro fisico con il protagonista che avviene nel
finale. Per la Laffan ,
una ragazza dalla statuaria figura e dalla bellezza non certo canonica (anzi un po’ sinistra), questo importante ruolo arriva dopo
l’indimenticabile interpretazione di Poppea in Quo Vadis del 1951 (come scordarla dopo averla vista sdraiata con
due ghepardi al guinzaglio?!) e della mitica, seppur un po’ sopra le righe,
Nyah, la regina dei marziani che, avvolta nel suo attillato abito in PVC,
arriva sulla terra nel pittoresco Devil
Girl from Mars del 1954.
Vera Miles
Patricia Laffan
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