2_MEZZOGIORNO DI FUOCO (High noon). Stati Uniti, 1952; Regia di Fred Zinnemann
High Noon, il
titolo originale del film western di Fred Zinnemann, fa' riferimento ad un'ora,
mezzogiorno; come del resto anche la versione italiana, ovviamente, sebbene in modo meno diretto: per creare un po' di effetto, i distributori
italiani hanno preferito evidenziare anche l’evento della sparatoria. In ogni caso, visto l’accento posto sull’orario sin dal titolo
dell’opera, pare lecito chiedersi se sia
quindi il tempo una delle chiavi di lettura del film. Facile rispondere di si,
una volta visto i numerosissimi orologi inquadrati per tutta la durata
del film. E proprio la
durata è uno degli aspetti peculiari di questa pellicola: il film ha una
lunghezza pari a quella della storia raccontata, ovvero quell'ora e mezza che
passa dalle 10 e 35 del primo orologio inquadrato nell'incipit, al fatidico
mezzogiorno dell'arrivo del treno. Zinnemann rinuncia così ad una delle
caratteristiche forti del cinema, ovvero la capacità di dilatare o comprimere
il tempo a piacimento, a proprio uso e consumo. E non è l'unica rinuncia del regista:
anzi, il tema della rinuncia è forse la vera traccia da seguire, dalla rinuncia
del protagonista a scappare, a quelle dei suoi concittadini a prendere
posizione nell'imminente disputa. E Zinnemann non rinuncia solo al tempo, che nello
scandire del conto alla rovescia ci viene progressivamente sottratto: rinuncia
alla novità del colore, nonostante il Western sembri fatto apposta per essere
visto a colori; rinuncia a molti temi del genere, agli indiani, ai soldati e agli
spazi aperti delle praterie. E pur avendo un sonoro di prim'ordine, su tutto la
colonna sonora di Dimitri Tiomkin e la canzone Do not forsake me, oh my
darling, oltre ad alcuni ottimi dialoghi, rinuncia quasi all'ausilio dell'audio, e presenta un'opera che per molti tratti funzionerebbe anche come film
muto. L'incipit con l'arrivo dei tre banditi in città è esemplare: nessun
dialogo, primi e primissimi piani, dettagli, sguardi al limite
dell'enfatizzato. Nel corso della pellicola, essendo poi in effetti un film
sonoro, le parole vengono usate, naturalmente, e proprio nel merito della
vicenda: che fare se il cattivo di turno torna in paese per
vendicarsi contro i tutori dell'ordine, rei di averlo, a suo tempo, spedito al
fresco? Il giudice parla per giustificare la propria fuga e, in chiesa, i concittadini
aprono un dibattito nel quale convengono di non intervenire. Il prete,
interpellato in proposito, ammette invece candidamente di non avere parole da
dire.

Nel momento decisivo, l'uomo è solo di fronte al proprio Destino: l'amore è l'unica ancora di salvezza. A nulla valgono le istituzioni, siano esse civili o religiose: inutili come la stella di latta, l'ultima cosa di cui Kane si priva, gettandola nella polvere.

Katy Jurado
Grace Kelly
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