1474_LA TRINCEA - LO SCENEGGIATO . Italia 1961; Regia di Vittorio Cottafavi.
Il 4 novembre 1961 ricorreva il 43° anniversario
della vittoria italiana nella Prima
Guerra Mondiale ma era anche la data di inaugurazione del secondo canale
nazionale televisivo del belpaese. Il
secondo, cosi veniva familiarmente
chiamato, colse l’occasione e iniziò quindi le sue trasmissioni nell’etere con
uno sceneggiato dedicato alla Grande
Guerra. Si trattava di La trincea di
Giuseppe Dessì, regia di Vittorio Cottafavi. Il regista modenese aveva una
buona esperienza nel cinema e conosceva già in maniera soddisfacente gli
stilemi dello sceneggiato televisivo Rai. Inoltre, il tema in questione, la
vita di trincea durante la Grande Guerra , ben si
prestava alla rappresentazione televisiva degli sceneggiati. La trincea era
infatti una sorta di mondo a parte e, nelle storie raccontate in televisione,
si potevano quindi approfondire adeguatamente sia i riferimenti storici che le
peculiarità che ne contraddistinguevano la vita quotidiana. E’ un peccato che
non si sia colto questa opportunità per sviluppare su più episodi questo
interessante finanche tragico momento della storia italiana. Infatti La trincea di Giuseppe Dessì racconta di
uno specifico episodio, quello della Quarta
Battaglia dell’Isonzo del novembre 1915. Ma a rendere godibile il racconto
sono più che altro le scene precedenti all’attacco alla trincea dei razzi, normali attimi di vita di trincea, con le
personalità di soldati ed ufficiali che, con i tempi dilatati degli sceneggiati
Rai, avevano il tempo di affiorare in modo naturale. Era un’operazione che si
poteva quindi ripetere dando luogo ad un ciclo di una manciata di episodi, in maniera
di rendere un quadro più esaustivo dell’argomento che, diversamente, in questo
modo sembra un esperimento estemporaneo.
Anche perché proprio il ritmo
compassato degli sceneggiati necessitava qualche puntata per riuscire a
definire le personalità dei protagonisti, con risultati finali notevoli, nei
casi più riusciti: in La trincea di
Giuseppe Dessì si può solo intuire la grande umanità del maggiore Francesco
Dessì Fulgeri (Aldo Giuffré), ma gli altri personaggi, a partire dall’ufficiale
Fois (Roberto Bertea) rimangono appena abbozzati. La critica ai comandi
militari che sembrano giocare con la vita dei soldati, mandati ripetutamente incontro
all’attacco in assalti suicidi, è fin troppo contenuta, come prevedibile dato
che la produzione era opera di un ente nazionale. Meno efficace, nella
realizzazione filmica, la scena bellica vera e propria, ma comunque dignitosa. Interessante
e degna di nota la spiegazione del maggiore Dessì Fulgeri sul fatto che sia
meglio aspettare ad attaccare dopo che il nemico abbia subito il cambio delle
truppe stanziate in prima linea. L’idea comune era, al contrario, che fosse un
vantaggio provare l’assalto trovandosi di fronte i soldati del vecchio turno,
facendo conto sulla loro stanchezza a fronte della cosiddetta guerra di logoramento. Ma Dessì Fulgeri
ritiene che sia più insidioso un nemico che conosce l’ambiente come le sue
tasche, sebbene possa essere stanco, rispetto ad uno fresco ma spaesato. Una
teoria che darà poi i suoi frutti nel momento decisivo. In ogni caso un
dettaglio che rende l’idea di come lo sceneggiato sia stato curato con la
proverbiale attenzione della Rai dell’epoca. E proprio in questi passaggi che
rimane pienamente visibile l’impronta teatrale del testo d’origine, il dramma
di Giuseppe Dessì, figlio del maggiore protagonista della storia, motivando
sagacemente con questi dettagli l’attenzione incentrata giocoforza sulle scene
dialetticamente orchestrate. Insomma, la
Rai nel 1961 sapeva come trarre sceneggiati dalle opere
letterali o teatrali e lo conferma anche in questo caso; semmai il rimpianto è
per l’unicità dell’esperimento.
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