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lunedì 15 aprile 2024

HOTEL IMPERIAL

1468_HOTEL IMPERIAL . Stati Uniti 1939; Regia di Robert Florey.

Curioso film che riuscì finalmente a vedere la luce dopo svariate traversie produttive, Hotel Imperial di Robert Florey è il remake dell’omonimo lungometraggio del 1927 di Mauritz Stiller (in Italia distribuito come L’ultimo addio). Nonostante per il ruolo centrale della vicenda venne ingaggiata l’attrice italiana Isa Miranda, il film di Florey non ebbe distribuzione nel nostro paese. E’ un peccato perché la diva italiana tiene benissimo la scena all’interno di un’opera godibile e assai particolare. E’ infatti arduo stabilire a quale genere appartenga Hotel Imperial: l’ambientazione è bellica, precisamente durante la Prima Guerra Mondiale, in Galizia, sul fronte orientale. Al centro della scena c’è praticamente un giallo, in cui Anna, la protagonista, vuole scoprire per quale motivo la sua giovanissima sorella Sonia si sia suicidata. Ma presto si fa largo anche la traccia sentimentale, per sfruttare adeguatamente lo charme della Miranda, al cui fianco arriva Ray Milland, nei panni di Nemassy, un tenente austriaco. Il clima generale è però da commedia, con tantissimi passaggi che sdrammatizzano ora gli eccessi drammatici, è pur sempre in corso una guerra, ora sentimentali, con la protagonista combattuta da differenti stati d’animo. Infatti, nonostante tutti stiano lasciando il paese, terrorizzati dall’imminente arrivo dei russi, Anna decide di rimanere. Non le importa del pericolo; vuole indagare sul mistero della camera 12 dell’Hotel Imperial e sull’ufficiale austriaco che vi soggiornò, particolari che paiono inerenti al suicidio della sorella. Coi residenti che stanno evacuando l’unico posto attrezzato per l’evenienza è appunto l’hotel in questione, dove Anna trova impiego come cameriera. 

Intanto Elias (Gene Lockhard), il buffo cameriere, comincia i preparativi per l’arrivo delle truppe dello Zar girando il dipinto nell’hall dell’hotel: è un quadro doubleface, da un lato c’è l’Imperatore Francesco Giuseppe, dall’altro quello dello Zar Nicola II, che ora viene prontamente messo in luce. Evidentemente la città di Suja è sottoposta ai continui ribaltamenti del fronte di guerra. E, a proposito di quadri, viene anche di nuovo esposta l’ultima fatica del Generale Videnko (Reginald Owen), il comandante russo che quando occupa con le sue truppe l’hotel si diletta nella pittura. Il commento di Elias guardando la tela è lapidario: se combattono come dipingono, povera Russia! Oltre che ad indicare il clima leggero che fa sovente capolino nell’opera, questi spunti suggeriscono lo stato di una terra di confine contesa continuamente. In ogni caso il senso di appartenenza della popolazione della località di Suja, dove è ambientata la vicenda, propende in massima parte per la sponda austriaca. Pur nelle tante anime della vicenda, viene comunque rispettata la traccia gialla prevalente, disseminando il racconto di rimandi ai classici della narrativa investigativa, dalla camera chiusa dall’interno, che i russi risolvono alla loro maniera sfondando la porta, alla doppia numerazione per cui esistono due camere 12, che ingenera un equivoco narrativo. In realtà quest’ultimo mistero è molto semplice da spiegare, in quanto i militari, austriaci e russi che siano, per scaramanzia non vogliono rischiare di morire avendo dormito la notte precedente in una stanza contrassegnata dal numero 13. 

E’ un dettaglio semplicemente curioso ma che aiuta a comprendere sia il tono divertito della vicenda sia la cura con cui era stato preparato il copione. In ogni caso tra le tante piste che si dipanano tra i corridoi e le stanze dell’Hotel Imperial c’è anche una trama spionistica, con l’ufficiale austriaco che è una spia al soldo dei russi che, un po’prevedibilmente, è proprio l’ufficiale cercato da Anna. Fu quindi Kuprin (J. Carroll Naish) che, con il suo spregiudicato comportamento, indusse al suicidio la sorella diciassettenne della protagonista. Trovato il colpevole dell’indegno gesto, e scoperto che l’individuo era doppiamente indegno, essendo una spia, il film può volgere al termine. Anna rischia solo da protocollo hollywoodiano di essere giustiziata dai russi prima dell’arrivo provvidenziale dei nostri, nella fattispecie gli austroungarici guidati dal tenente Nemassy. Lieto fine prevedibile ma ai tempi dell’uscita del film si era all’alba di una nuova Guerra Mondiale, la seconda, e un po’ del carico di angoscia che doveva essere presente nell’aria anche Hotel Imperial si incarica di smaltirlo. Nonostante le romantiche ultime scene di Anna e Nemassy, una ragazzina come Sonia, morta suicida a diciassette anni per il capriccio di un militare, è una tragedia che non può essere dimenticata. Come invece sembrava che il mondo, in quel 1939, stesse proprio facendo.       



Isa Miranda









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