1461_HEDD WYN . Regno Unito 1992; Regia di Paul Turner.
Basato sulla vita del poeta gallese Ellis Humphrey
Evans (Huw Garmon), Hedd Wyn (nome d’arte del nostro protagonista) è un
film che riesce a bilanciare efficacemente la vena lirica del paesaggio natale
del protagonista e le note più aspre e stridenti della Prima Guerra Mondiale.
Il film, infatti, si apre con l’assenza di Ellis alla premiazione con la Black
Chair che finalmente il nostro aveva vinto come miglior poeta bardo
al Festival di Eisteddfod: Ellis non c’è perché è morto sul campo di battaglia
di Passchendaele. Alla fine, infatti, gli inglesi ce l’avevano fatta e,
volenti o nolenti, il poeta gallese si era dovuto arruolare. Ellis, nello
specifico, non aveva nulla contro la guerra in questione, nemmeno a favore, per
la verità; tuttavia riteneva di non essere in grado di uccidere un uomo e,
soprattutto, di non volerlo fare. Se in prima istanza il buon gallese aveva
potuto glissare alla chiamata alle armi, con massimo scorno del fratellino Bob
(Ceri Cunnington) poi, man mano che la guerra proseguiva e l’esercito aveva
sempre più bisogno di uomini, l’efficace propaganda britannica (vera e propria
specialità del paese d’Albione), aveva scatenato una pressione via via sempre
più insostenibile. A cominciare dalla fidanzata storica di Ellis, la prosperosa
Lizzie (Sue Roderick) che decideva di lasciarlo per un aitante giovanotto in
uniforme, accusandolo di non volersi arruolare per non assumersi le proprie
responsabilità (motivo che, guarda caso, secondo la donna coincideva alle
ragioni per cui non l’aveva ancora sposata). Ma Ellis, che il romanticismo lo
conosceva bene, in fondo era un poeta, si era consolato presto con Jini (Judith
Humphreys) mentre era riuscito a contenere dentro i confini di una semplice
amicizia quella con la giovane Mary Catherine Hughes (Nia Dryhurst); insomma il
letterato, seppure aiutasse ben poco alla fattoria nei lavori fisici, non se ne
stava con le mani in mano. Al paese la cosa era accettata ma, in Inghilterra,
la pensavano diversamente: gli Evans erano una famiglia numerosa e dovevano
contribuire alle necessità della patria. Convocato col padre dalle autorità per
il reclutamento, con il fratello minorenne che scalpitava per arruolarsi, Ellis
viene sostanzialmente messo spalle al muro. Più che paura o scrupoli morali,
Ellis aveva però una differente preoccupazione: la Black Chair gli
sarebbe sfuggita anche quell’anno, a meno di non terminare il poema sotto le
armi. A sorpresa, il suo lavoro, un testo in una lingua incomprensibile (il
gallese) alla censura militare e che venne subito sospettato di essere scritto
in codice per ragioni di spionaggio, alla fine otteneva il lasciapassare e
poteva essere inviato a Eisteddfod, andando a vincere il primo premio. La
stessa cosa non capiterà al suo autore, che rimarrà invece sul campo di
battaglia in Belgio. Per quanto possa sembrare anche strano, la censura
militare britannica era meno ottusa di quanto non fosse spietata la guerra.
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