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lunedì 29 gennaio 2024

ARRIVA JESSE JAMES

1429_ARRIVA JESSE JAMES (Alias Jesse James). Stati Uniti 1959; Regia di Norman Z. McLeod.

Il regista Norman Z. McLeod e l’attore Bob Hope, due artisti esperti in materia di commedie ed umorismo, sono i principali artefici di Arriva Jesse James, una bonaria presa in giro di un autentico mito americano. In effetti, che un paese che si professa civile, possa avere tra i propri numi tutelari un criminale è cosa che qualche perplessità dovrebbe indurla. Jesse James fu un fuorilegge e di quelli più tosti; certo aveva delle ragioni, a suo carico, ma niente che potesse giustificare una tale dedizione al crimine. Il cinema americano, nello specifico i film Jess il bandito (di Henry King, 1939) e il remake La vera storia di Jess il bandito (di Nicholas Ray), pur con i loro distinguo, avevano comunque contribuito a crearne un autentico mito. La figura del fuorilegge era da sempre affascinante, si pensi ad esempio a Robin Hood; ma Jesse James era un autentico criminale e non un romantico avventuriero. A dispetto della volontà generale, ovvero che James potesse avere delle giustificazioni che ne legittimassero l’agire fuori dalle regole, le evidenze contrarie dimostravano che, in realtà, ci si trovava in una situazione paradossale. Gli autori di Arriva Jesse James colgono al volo questa opportunità: rinverdita dal citato film di Nicholas Ray sul personaggio, che era uscito nelle sale solo un paio di anni prima, la popolarità del bandito inafferrabile era sempre largamente diffusa. Insomma, che la figura di Jesse James potesse essere accettata come modello, come riferimento dalla comunità permetteva di ambientare facilmente una parodia, tanto era assurda come idea. 

E dato che il mito di James aveva dei riflessi nella moderna società americana, anzi era stato creato dal più potente strumento di propaganda di essa, il cinema, addirittura sorprende l’arguzia degli autori che cominciano questa commedia western con alcune inquadrature di una contemporanea città statunitense. La motivazione narrativa è legata alle conseguenze dirette sul presente del sistema assicurativo che, agli arbori dell’unificazione degli States, cominciava a diffondersi nel paese; scelte di allora avevano ripercussioni oggi e c’è quindi un esplicito parallelo tra la storia western mostrata e la nostra realtà quotidiana. Naturalmente nulla viene approfondito, visto il tono dell’operazione ma, per imbastire la sua farsa, il film sfrutta semplicemente l’assurdità di una situazione, un fuorilegge considerato influente membro della comunità, senza dover faticare per costruirla a livello narrativo, visto che è sostanzialmente conosciuta e accettata da tutti. Trattandosi di un film su Jesse James, gli autori si premurano di rispettare, ovviamente in chiave parodistica, i vari cliché: ci sono le vetrate infrante, l’inseguimento del treno in sella al cavallo e la successiva camminata in silhouette sopra i vagoni con il convoglio lanciato. Nel suo campo, Bob Hope, che interpreta un timido e inconcludente assicuratore, se la cava molto bene, con alcune gags davvero funzionali. Nel finale intervengono, a mo’ di cameo, numerosi artisti legati al mondo del west: Gary Cooper nel ruolo dello sceriffo di Mezzogiorno di fuoco, James Gardner, James Arness, Bing Crosby, Roy Rogers, Ward Bond, Fess Parker, Hugh O’Brian, Jail Silverheels e Gail Davis. Ma, a parte questa folta e curiosa partecipazione, in merito al cast certamente Rhonda Fleming, nelle eleganti vesti di Cora Lee Collins, mette tutti in fila. La Regina del Technicolor è in forma smagliante, in fatto a bellezza e prestanza scenica non teme rivali, sa il fatto suo in materia di recitazione e qui si cimenta anche in duetto canoro con Hope nella godibile Ain’t an Hankerin’. Che dire, la presenza di Rhonda rende superfluo tutto quanto detto: se c’è la possibilità di vederla, il film è meritevole a prescindere.




Rhonda Fleming 













Gloria Talbott 




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