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lunedì 17 gennaio 2022

THE MANDALORIAN - 1° STAGIONE

958_THE MANDALORIAN - 1° STAGIONE ; Stati Uniti, 2019; di John Favreau. 

La prima serie Tv live action (non di animazione, insomma) dedicata alla saga di Guerre Stellari sfrutta a dovere le caratteristiche del formato televisivo a puntate. Gli agili episodi hanno infatti una loro forma autoconclusiva seppur ben inseriti in una trama che li raccoglie in modo organico. Come accade molto spesso in questo tipo di produzioni, il primo episodio è quello forse meno avvincente, d’altra parte vanno impostate le coordinate narrative, ma già dal successivo la forza trainante del racconto è di per sé un valido motivo per seguire The Mandalorian. Per altro la serie è ben costruita, come del resto è lecito attendersi dalla Disney, sebbene da un punto di vista scenico non possa considerarsi affascinante quanto uno dei film della saga (intendendo quelli usciti nelle sale cinematografiche). Il lavoro degli autori dal punto di vista strutturale e narrativo è però pregevole e si articola su diversi piani permettendo una fruizione piacevole a differenti tipologie di spettatore. Chi non conosce a menadito tutte le produzioni legate al Canone di Guerre Stellari (l’universo di produzioni cinematografiche, televisive, live action o animate, romanzi, fumetti o qualunque altra cosa riconosciuta dalla Disney come facente parte della saga di Star Wars), potrà certamente perdersi qualche riferimento, valga per tutti quello alla spada oscura, brandita nel finale da Moff Gideon (Giancarlo Esposito), ex ufficiale di quell’Impero Galattico già decaduto ai tempi narrati da questa serie. Quest’arma, che potrebbe essere scambiata per quelle spade laser che sono tra i maggiori simboli della saga, è invece diversa ma, per conoscerne le caratteristiche, bisogna aver seguito le serie animate Star Wars: The Clone Wars o Star Wars Rebels. Tuttavia, anche i fan meno accaniti possono trovare spunti interessanti e meno specificatamente legati all’universo di Guerre Stellari. Anzi, nemmeno legati al genere prevalente, il fantasy fantascientifico, visto che la maggior parte dei rimandi sembra essere piuttosto alla mitologia (cinematografica e non) western. Va detto che alcune di queste sponde al western erano già ben presenti sin dai primissimi film, ma The Mandalorian sembra insistere in quest’ottica in modo particolare. 

Al di là delle ambientazioni desertiche, che sullo schermo evocano i tipici scenari dei film sul vecchio west, abbiamo cacciatori di taglie, predoni (i Jawa) che ricordano alcuni pellerossa del cinema, il tipico villaggio di peones vessato dai prepotenti (preso di peso dal film del 1960 I Magnifici Sette, regia di John Sturges), o anche l’assedio finale nella casa dove ai nostri non sembra concessa nessuna speranza. Del resto gli stessi titoli di episodi come Il Pistolero o La resa dei conti, sono altri evidenti rimandi dello stesso tenore. In effetti questo riferimento al genere western sembra particolarmente calzante per il tema del racconto: il Mandaloriano protagonista (Pedro Pascal) è un individuo solitario ma è comunque facente parte di alcune strutture sociali: innanzitutto è un mandaloriano, appartiene cioè a questa organizzazione etnico religiosa (seguaci del Credo di Mandalore) e nello specifico è contemporaneamente legato alla tribù dei mandaloriani del pianeta Nevarro, una comunità che si riunisce intorno all’Armaiola (Emily Swallow). Inoltre lavora per la Gilda dei cacciatori di taglie facenti capo a Greff Carga (il mitico Carl Weathers): insomma, quando ne facciamo conoscenza, il nostro protagonista sembra procedere lungo una serie di binari prestabiliti dal suo appartenere a queste strutture sociali.  

E nonostante proprio da una di queste, dal credo mandaloriano, prenda spunto per svoltare, la sua presa di coscienza è una scelta prettamente individuale, ovvero quella che lo induce a non lasciare il bambino (un piccolo della stessa razza del maestro Yoda), al cliente che gli aveva commissionato il rapimento. Il western è stato il genere che, probabilmente più di ogni altro, incarnò la presa di coscienza del popolo americano, una presa di coscienza che probabilmente poteva avvenire solo al di fuori del contesto civilizzato delle città dell’est. In questo senso il riferimento appare quindi indicato per accompagnare lo sviluppo di un personaggio che si presenta come una sorta di macchina che prendendo coscienza del peso delle proprie azioni, diventa via via sempre più umano. 

Il mandaloriano, quando entra in scena, ci appare infatti senza volto (nel senso che è perennemente mascherato), rivestito d’acciaio, efficiente, insensibile, ben poco emotivo. Non è dato sapere, almeno per questa prima stagione, il motivo del suo odio per i droidi ma la cosa appare una sorta di scherzo (degli autori e non del destino, ovviamente), visto il suo apparire appunto come una specie di robot. In ogni caso, sarà proprio grazie ad un droide, IG-11, un automa cacciatore di taglie, che il Mandaloriano potrà compiere l’ultimo passo verso il completo ritorno alla propria umanità (simboleggiato dal levarsi la maschera). IG11, sebbene entri con un certo ritardo nella storia, è in grado di prendersi la sua parte di ribalta: a parte l’eroico sacrificio finale, che va comunque ricordato visto che segna l’umanizzazione persino del droide in questione, è divertente anche se un po’ sopra le righe la sua incursione in puro stile spaghetti western poco prima dell’epilogo dell’ottave e ultima puntata. Il tono dell’episodio finale, prima di farsi tragico e salvifico, era già stato infatti anche piacevolmente scherzoso, in particolar modo negli assurdi dialoghi tra i due assaltatori imperiali che avevano appena recuperato il bambino. Questa deriva ironica, non sempre presente nella serie, è ben dosata e tutto sommato funzionale. Nel complesso una serie ben costruita e divertente, adatta a tutti e certamente non solo ai fan della saga di Star Wars.    



Gina Carano




9 commenti:

  1. Un mix fra cose western e cose di fantascienza, questo sì che mi ricorda qualcosa 😄
    Guerre Stellari è omaggiata spesso anche in puntate intere dei Griffin, però in genere le evito in quanto non sono mai stato fan di Star Wars...

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  2. Guerre Stellari, ne 1977, fu il primo film che vidi al cinema, ad un cinema che non fosse quello che avevamo al tempo in oratorio. A propostio, che tempi: ogni domenica c'era un film, al pomeriggio, in quella scalcinata ma onorabilissima sala cinematografica. Western con John Wayne, tantissimi "spaghetti", trinità in primis, ovvio, poi fantozzi, e le commedie (quelle meno scollacciate, ovvio, era un oratorio)... Mark il poliziotto e i poliziotteschi meno cruenti.. Poi, con la scuola ricordo di averci visto Corvo Rosso non avrai il mio scalpo. Devo ammettere di essere andato fuori tema, visto che, come dicevo, Guerre Stellari andai a vederlo a otto anni con due compagni di scuola, al cinema astra di Cassano Magnago, il comune vicino, a piedi. Altri tempi.

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    1. Beh, caspita... Con esperienze del genere ci credo che sei diventato un cinefilo! 🙂🙂

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  3. Beh, un ruolo importante ce l'ha avuto mio padre, con la sua passione per i western e i noir (suo attore preferito, il grande Edward G. Robinson, che io bambino non capitvo proprio come poteva mentre adesso comprendo quanto fosse avanti mio papà). E, necessariamente, anche un altro cinema di Gallarate, il mitico Cinema Teatro delle Arti dove c'era in cineforum con il professor Angelo Croci a presentare i film; un autentica macchina da guerra cinematografica, il Croci. Insuperabile. Appassionava al cinema anche le vecchie poltrone del teatro.

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  4. E aggiungo che al "delle arti" con la scuola media andai a vedere I Nibelunghi, capolavoro del cinema muto, grosso modo quattro ore di film. Ai tempi mi sembrò intrigante ma anche un po' un mattone, lo ammetto. Oggi Fritz Lang, il regista, è indiscutibilmente il mio regista preferito. E i Nibelunghi è, altrettanto indiscutibilmente, un capolavoro.

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  5. Ho visto un video su YouTube di un Angelo Croci che credo sia proprio il signore in questione 👍🙂
    Anch'io ricordo alcuni film visti nell'aula magna del liceo, erano sempre film di un certo tipo, "educativi", al termine veniva sempre qualcuno a parlarcene e a farci domande, ma il mio primo film al cinema è stato "300" ed avevo già 18 anni, forse per questo non mi sono mai appassionato troppo...
    Ho una formazione più televisiva e tuttora prediligo gli home-video, che può anche essere rai play, intendiamoci :P...non ho la fissazione di avere il teatro in casa con tutta l'attrezzatura, anche se magari, un giorno, chissà 😄
    Al cinema sarò andato 7-8 volte al massimo, però è bello leggere questi tuoi ricordi ;)

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  6. Non saprei dire quante volte sono andato al cinema e devo dire che la diversità di situazioni che ho sperimentato mi permette di apprezzare qualunque (o quasi) forma di fruizione, dalla super Tv (ora ho un 65 pollici) allo scalcagnato notebook e perfino sullo smarthphone. Sono uno che si adegua.

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  7. Sì, anch'io in gente tendo ad adeguarmi per carattere :)
    Ma il cinema è un "di più", nel senso che bisogna andarci apposta e difficilmente lo faccio, se non c'è qualcuno che mi sprona, o la compagnia "giusta"...
    PS... Ho visto un libro di Mandalorian alla libreria Giunti ;)

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  8. Beh, con la Disney di mezzo, il merchandaising di sicuro non manca..

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